Gravi due medici «Al fronte, senza protezioni»
Sono ricoverati a Pisa e a Pistoia. Solo ieri altri 6 contagiati tra i camici bianchi. La protesta del sindacato
Due medici ricoverati a Pisa e Pistoia in gravi condizioni. Protesta il sindacato: «Noi al fronte, senza protezioni».
❞ Lo sfogo Chi lavora sui mezzi del 118 vive nella paura costante Visiere, mascherine e tute sono contingentate e le usiamo solo per i casi sospetti Ma quando entriamo in casa di qualcuno chi può sapere cosa troveremo?
Sono almeno due i medici ricoverati in gravissime condizioni negli ospedali toscani. Uno di loro è un medico di famiglia pistoiese, l’altro un medico del pronto soccorso del Cisanello di Pisa, intubato a terapia intensiva. Sempre a Pisa sono ricoverati altri due medici di famiglia, mentre a Pistoia un ospedaliero. E altri quattro camici bianchi sono risultati positivi ieri. «Ci stanno mandando al fronte di guerra senza armi e senza protezioni», accusa Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao, sindacato dei medici ospedalieri.
Negli ospedali c’è l’allerta mascherine: non ci sono, non bastano per tutti, vengono contingentate per i reparti più esposti, vengono riutilizzate anche quando sono monouso. Una circolare dell’Asl Toscana Centro fa di necessità virtù e dice che gli addetti ai rapporti con gli utenti «non devono usare alcun dispositivo personale di sicurezza», mentre le mascherine «possono essere riutilizzate fino a tre volte». Secondo Fials e Uil, a Careggi mancano mascherine per medici e per sanitari, anche se la direzione dell’azienda ha assicurato che l’ordine d’acquisto è già partito e che a giorni dovrebbero arrivare. Scarsissime anche le visiere per la protezione degli occhi.
Un medico «non Covid» di un ospedale fiorentino racconta le sue paure: «Lavoriamo senza protezioni, siamo tutti a rischio. Le uniche mascherine che abbiamo le ho pagate di tasca mia e le ho date a tutto il reparto. Quando c’è un collega che ha la febbre alta, è una battaglia riuscire a sottoporlo al tampone: spesso ci sentiamo rispondere che chi non ha avuto contatti a rischio noti non ha diritto al test, ma non si rendono conto che lavorare in ospedale vuol dire essere sempre esposti al contagio».
Non molto diverso lo scenario di un medico che lavora sulle ambulanze, nel territorio dell’Asl Nord Ovest: «Viviamo nella paura costante. Anche perché abbiamo strumenti di protezione contingentati. Alla centrale del 118 caso per caso ci avvisano se c’è anche una minima ragione per sospettare che il paziente che andremo a soccorrere può avere il coronavirus. Ma la certezza è impossibile da avere e, ogni volta, corriamo il rischio. Alla lunga, la probabilità di restare contagiati è molto alta». La carenza di strumenti di protezione è la croce di ogni giorno: «Entro in tutte le case con mascherina e guanti. Ma visto che abbiamo poche visiere, tengo quasi sempre addosso gli occhiali da sole — racconta — Quando c’è il sospetto del coronavirus, allora usiamo le massime precauzioni, ma solo in quei casi. Di solito, sono solo io a entrare, evito che gli altri soccorritori sprechino inutilmente le tute. Una volta sul posto, ho l’enorme responsabilità di decidere di lasciare a casa chi non ha la polmonite, in ospedale vanno solo i casi gravi. Quando succede di dover disporre il ricovero, faccio indossare al paziente mascherina e guanti e lo accompagno sull’ambulanza, dove a quel punto tutti ovviamente dobbiamo indossare le protezioni». I posti letto, aggiunge, negli ospedali per ora non mancano.
Ma ora sorge un altro problema: giovedì l’Asl Toscana Nord Ovest ha comunicato ai soccorritori del 118 la nuova composizione degli equipaggi, con le ambulanze Mile e Bravo che, oltre al medico, viaggeranno con solo due soccorritori a bordo visto che le forze scarseggiato. Per il dottore del 118 è un motivo di paura e di rabbia: «Così ci mandano a morire».