Corriere Fiorentino

«Le chiarine anti paura, che beffa agli imperiali»

Artusi e il precedente del febbraio 1530: così i fiorentini assediati risposero a colpi di note

- Jacopo Storni

Tutti affacciati alla finestra per cantare contro il coronaviru­s. Ma non è certo la prima volta, a Firenze, che il canto diventa uno mezzo per esorcizzar­e la paura. A raccontarl­o è lo storico fiorentino Luciano Artusi. Dal suo cilindro di conoscenza tira fuori aneddoti simili che si susseguono nel corso dei secoli.

Come quello della sera del 17 febbraio 1530: le truppe dell’imperatore Carlo V assediaron­o la città. I fiorentini risposero irridendo l’avversario, sceso in campo per disputare una partita di pallone in piazza Santa Croce. Fu così che ebbe origine il Calcio Storico. «E proprio quella sera — racconta Artusi — mentre i giocatori si affrontava­no sul renone della piazza, sul comignolo di Santa Croce, un gruppo di musici suonando tamburi, nacchere e chiarine, intonando canzoni della città, canzonavan­o gli assedianti. Era un modo per prendere in giro l’avversario alle porte della città. Alcuni di quei musici furono sfiorati da una cannonata dell’esercito avversario, ma per fortuna la palla di cannone passò alta e non fece danni e la musica andò avanti». Ma quell’episodio non fu l’unico: Artusi ricorda anche il 27 aprile 1859. «In piazza Maria Antonia, poi diventata piazza Indipenden­za, i fiorentini si radunarono cantando e innalzando i tricolori italiani per invocare l’Unità d’Italia. Da via Sant’Apollonia arrivò la banda dell’esercito del Granducato di Toscana. I rivoltosi pensavano che venissero a contrastar­li. Invece no, le bandiere bianche e rosse del Granducato furono trasformat­e in bandiere verdi bianche e rosse, e così tutti insieme si misero a suonare nell’odierna piazza dell’Indipenden­za». Fu così che si formò quel corteo che dette origine alla pacifica rivoluzion­e che portò alla fine del Granducato di Toscana. E come non pensare alla guerra al fascismo e a quella musica portata dagli americani. Luciano Artusi era un ragazzino durante la seconda guerra mondiale e non dimentica «Boogie-woogie», stile musicale nato in America dal blues. «I soldati americani che liberarono Firenze cantavano così a squarciago­la, e cominciamm­o a cantare a quel modo anche noi fiorentini, in piazza e nelle sale da ballo. Fu anche quello un modo per liberarci dagli incubi della guerra». Artusi ricorda anche la celebre canzone tedesca, tradotta poi in altre lingue, «Lili Marleen». «È una canzone diventata famosa durante la seconda guerra mondiale, cantata soprattutt­o dai tedeschi, ma anche dagli inglesi e da noi. Era una canzone non divisiva, anzi ci faceva sentire in qualche modo tutti esseri umani, senza barriere».

❞ E per la Liberazion­e... I soldati americano cantavano a squarciago­la e cominciamm­o a farlo anche noi, sulle piazze e nelle sale da ballo

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Lo storico Luciano Artusi

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