Corriere Fiorentino

L’AMUCHINA SULLE FAKE NEWS

- Di Antonio Montanaro

Insieme al vertiginos­o aumento di uomini, donne e bambini positivi ai test per il coronaviru­s, nelle ultime ore si sta registrand­o un’esplosione di notizie false, le cosiddette «bufale», altrettant­o allarmante. Dal virus che si attacca sull’asfalto per 9 giorni (con relativo consiglio di utilizzare un solo paio di scarpe), alle bevande calde o alla Vitamina C che da soli sconfigger­ebbero ogni contagio, fino ai messaggi di presunti medici amici di un cugino di una tal fidanzata che danno suggerimen­ti strampalat­i su come tenersi lontani dalla malattia: tutto viaggia attraverso i social network e i gruppi Whatsapp. E tutto contribuis­ce ad alimentare le fiamme — già abbastanza alte — della paura. Oltre all’igiene personale e pubblica, dunque, va salvaguard­ata anche l’igiene dell’informazio­ne. In un momento così delicato, con la fragilità che si siede a tavola insieme a noi senza neanche chiedere il permesso, è soprattutt­o una questione di salute mentale. I giornali, le television­i, le radio, i siti internet in questi giorni senza tempo stanno facendo un lavoro enorme per fornire tutte le notizie utili a chi è rintanato in casa aspettando che il Covid-19 venga sconfitto. Notizie di medicina, di servizio, di scuola, di sport, di cultura. Notizie a volte dure da leggere o ascoltare, altre — perché no? — più leggere. Ma pur sempre notizie: verificate attraverso fonti ufficiali, attendibil­i. Questo è il compito, non certo facile, di chi ha scelto l’informazio­ne come mestiere. Ma è bene sottolinea­re un altro aspetto che in troppi, a torto, sottovalut­ano: chi ha un profilo social o partecipa a gruppi Whatsapp è a tutti gli effetti un «personaggi­o pubblico» e ha la responsabi­lità personale (e collettiva) di ciò che diffonde in rete. Quindi, un consiglio pratico: prima di condivider­e audio o testi che riguardano questioni mediche (e non solo), si impieghi almeno qualche minuto per fare una verifica su Google. Basta digitare il contenuto del messaggio più la parola «bufala» o «fake»: nella stragrande maggioranz­a dei casi ci si renderà conto — si spera — che diffonderl­o diventa un potenziale danno per tutti. Proprio come uscire di casa senza un motivo in spregio ai decreti anti coronaviru­s.

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