Tanti appelli per le mascherine Rossi: ne faremo 100 mila al giorno
I medici, i vigili, gli infermieri: tutti chiedono protezioni. Il governatore: domani via alla produzione
Gli infermieri di tutta la Toscana scrivono alla Regione: «Turni massacranti, sacrifici. Non molliamo ma fateci lavorare in sicurezza». I colleghi di Firenze scrivono a Careggi: «Garantiteci adeguati presidi di protezione». I sindacati (Cgil, Cisl e Uil) dei vigili di Firenze mandano una diffida all’amministrazione: «Mancano mascherine, guanti e soluzioni disinfettanti, non si possono far lavorare gli agenti così, si mettono a rischio quarantena». E pure le Misericordie fiorentine lanciano l’allarme: «Forze allo stremo, abbiamo bisogno degli aiuti di tutti i cittadini perché mancano i materiali di protezione».
È la caccia alla mascherina. Dalla Regione ribadiscono: dall’inizio della crisi, ne sono state distribuite un milione, 22 mila al giorno. Ma non bastano ancora. La gestione dei canali ufficiali di questi presidi passa da Regione, gli Estar e la Protezione civile nazionale. Le mascherine sono di tre tipi: quelle normali o «chirurgiche», utili soprattutto per non far trasmettere il virus a chi è malato. Per avere la sicurezza di una «barriera», gli operatori devono avere i modelli Fpp2 o Fpp3, i secondi fondamentali nelle terapie intensive. Ecco, di Fpp2 e 3 ne sono arrivate, da Roma, 23.200. Altre sono state acquistate dalla Regione. Ma è il primo tipo su cui si punta ora.
Tre aziende del tessile si stanno riconvertendo a realizzarle, ha annunciato il presidente Enrico Rossi. Si tratta di un modello made in Tuscany, che non convince alla vista, ma è stato testato dall’Università di Firenze con una protezione pari a quelle «tradizionali». Altre dieci aziende, più piccole, si sono già messe in moto. «Da mercoledì (domani, ndr) ne potremmo produrre 100 mila al giorno», assicura il governatore. Sabato ne sono state distribuite 39.500 (oltre a quelle tradizionali arrivate dalla Protezione civile, 93.500). Ieri altre 110 mila, questa volta 40 mila della Protezione civile e 70 mila made in Tuscany. Tante, ma ancora non sufficienti. Lo ribadiscono gli operatori, come l’Ordine degli Infermieri di Firenze che dice: «È indispensabile che ogni infermiere sia dotato di dispositivi di protezione individuale e che quelli ad alta specializzazione abbiano ogni presidio di protezione». Lo hanno fatto i medici col proprio Ordine. Paolo Sarti, consigliere di Sì Toscana a sinistra e medico, chiede che siano distribuite anche nelle Rsa. Ma pure i vigili di Firenze, ai quali il comando risponde: «Sono stati individuati i servizi più a rischio e sono stati dotati di dispositivi di protezione». Oggi per affrontare il problema, nuovo confronto con le Rsu. Ma la stessa amministrazione comunale invita i sindacati a far partecipare solo una persona per sigla, proprio per evitare folle: gli assembramenti non vanno bene in città, figuriamoci negli uffici di Palazzo Vecchio. In Città metropolitana ci sono le mascherine per la polizia provinciale che controlla la Fi-Pi-Li e ovviamente la Protezione civile, altre verranno distribuite oggi.
Tutti sanno, a partire dai vigili che protestano, che «è ovvio che prima vadano agli operatori sanitari». La gestione della distribuzione ora è tutta in mano pubblica. Servono persino per l’ingresso in Duomo di Firenze: sono finite, l’accesso è stato chiuso. Ma che siano così ricercate lo dimostrano anche i tentativi di truffa o speculazione.
Come quelli successo a Siena: in una farmacia, pacchi di mascherine da vendere in blocco (di quelle Fpp2) venivano divisi e i singoli pezzi venduti a prezzi maggiorati: i titolari sono stati denunciati dalla guardia di finanza. Un altro uomo è stato trovato a vendere senza permesso sempre a Siena: denunciato da un poliziotto in borghese. «C’è solo da provare disgusto per gesti del genere» dice Rossi.
Le truffe A Siena pacchi di mascherine da vendere in blocco a prezzi maggiorati. Un uomo è stato trovato a commerciarle senza permesso