Dai tessuti auto alle protezioni, la seconda vita di un’azienda
Vaiano, il titolare della Dreoni ha deciso di riconvertirsi: siamo orgogliosi
Riconvertiti per l’emergenza. L’azienda «Dreoni Giovanna» di Vaiano mette da parte la propria produzione — dedicata ai rivestimenti per il settore automotive — e si dedica alla produzione di mascherine e camici nei giorni della battaglia contro il contagio da coronavirus. «Siamo orgogliosi di poterlo fare. La nostra attività si è sempre contraddistinta per la sua flessibilità e oggi che questo vuol dire aiutare tutti — spiega il titolare Sergio Dreoni, che manda avanti l’azienda con il fratello Franco — ci piace ancora di più poter ricorrere a questa risorsa». La nuova rotta dell’impresa, che si occupa di progettare e tagliare tessuti particolari, è stata inaugurata proprio dalla richiesta del Comune della provincia pratese che ospita la sede (nel weekend anche sindaco e assessori di Vaiano si sono recati in azienda, e ieri
Eugenio Giani è andato in visita). Vaiano era sprovvista di mascherine anche per il personale della pubblica amministrazione e non sapendo dover reperirle ha chiesto alle aziende della città se ci fosse stata la possibilità di cominciare a fabbricarle. La Dreoni si è fatta subito avanti: «Appena abbiamo capito che si trattava della salute di tutti lo abbiamo voluto fare», spiega ancora il titolare. Dopo un riassetto che prevedeva di produrre poche decine di mascherine ogni turno, oggi, dopo soli tre giorni, la ditta di 30 dipendenti è in grado di arrivare a 750 pezzi al giorno. «Oltre al Comune di Vaiano sono diventati nostri clienti anche aziende della zona di Firenze e Pistoia». Nei giorni scorsi l’azienda è stata anche ricevuta a Firenze, nella sede della Regione, per discutere la produzione di camici per i medici del sistema sanitario toscano. Sergio Dreoni è andato da Enrico Rossi con tre prototipi, accompagnato dal sindaco di Vaiano Primo Bosi: «Per me — racconta il primo cittadino — è stata un soddisfazione incredibile. Queste persone danno una mano a risolvere il problema di tutta la comunità. In più il gesto è divenuto contagioso, dato che molti si sono offerti volontari per imbustare o trasportare le mascherine».
❞ Appena abbiamo capito che si trattava della salute dei nostri concittadini ci siamo messi subito al lavoro per realizzarle