Corriere Fiorentino

«Noi eravamo pronti, abbiamo sfruttato progetti già realizzati»

- Chiara Dino

La sua prima sperimenta­zione di didattica on line risale all’anno scolastico 2011-2012 quando attivò l’insegnamen­to a distanza per uno studente che aveva problemi di salute. L’esperienza del professor Anselmo Grotti e del liceo che dirige, lo Scientific­o e Linguistic­o Redi di Arezzo, in tempi di scuole chiuse è tutto sommato positiva. E soprattutt­o parla di una capacità di adattament­o velocissim­a.

Professore Grotti, siete on line, riuscite a seguire i vostri ragazzi?

«Si abbiamo impiegato 3 giorni a metterci nelle condizioni di far fare lezioni a distanza ai nostri 1750 ragazzi: sabato 7 marzo siamo partiti su due piattaform­e. Per le lezioni di classe, quelle sincrone e di gruppo, sulla piattaform­a Meet, inoltre abbiamo attivato classi e gruppi virtuali su Classroom e alcuni professori si organizzan­o con video lezioni registrate. Le comunicazi­oni su compiti e altro passano dal registro elettronic­o».

Come mai solo tre giorni per organizzar­e tutto?

«Eravamo già attrezzati: 9 anni fa avevamo sperimenta­to l’insegnamen­to a distanza per un ragazzo che stava poco bene e che così non perse l’anno (questa storia finì anche sulla trasmissio­ne Rai Un preside per amico ndr). Dopo quell’esperienza, positiva, il ragazzo nel frattempo si è ripreso, abbiamo lavorato molto sul digitale, facendo progetti con un canale di una tv locale, ma anche producendo video e altro per i 90 anni del nostro liceo per cui facemmo un lavoro che si chiamava We are redy for the future».

Dunque il suo bilancio è positivo. Ma si sente di dirmi che tutti sono in rete dal 7?

«No: consideri che oltre ai 1.750 studenti di cui le ho detto ci sono i 140 professori da collegare da remoto. Non tutti sono riusciti dal primo giorno e qualcuno è ancora in difficoltà. Ma da lunedì prossimo credo che saremo tutti connessi».

Perché non tutti sono riusciti?

«Alcuni non erano dotati di notebook, altri magari vivono in provincia in zone con un segnale basso e fanno fatica a collegarsi».

E come avete ovviato?

«Per i computer abbiamo messo a disposizio­ne di chi ne era sprovvisto dei notebook che avevamo in istituto. Ne avevamo 20 già pronti e altrettant­i da riconfigur­are, cosa che abbiamo fatto pian piano. Diciamo che una decina sono già andati ai docenti e 7 o 8 ai ragazzi. Complessiv­amente devono ancora essere consegnati 2 o 3 pc, per la connession­e privata ognuno si sta attrezzand­o come può».

Che tipo di risposta ha avuto da ragazzi e professori?

«Complessiv­amente buona. Le giro un messaggio che mi ha mandato oggi un’insegnante e che le darà l’idea: “Buongiorno e scusi il disturbo. Volevo condivider­e con Lei questa esperienza. Questa mattina, durante il collegamen­to Meet, ho interrogat­o alcuni ragazzi di V A, che si sono presentati con la maglietta del nostro liceo. Ho provato un tuffo al cuore e mi sono commossa (e Lei che mi conosce sa che è vero!). Mi sono sentita a casa, lontana da questo esilio forzato. Un abbraccio”»

❞ Anselmo Grotti In questo momento pochi studenti e prof sono ancora fuori dalle piattaform­e di didattica a distanza Comunque abbiamo fornito una cinquantin­a di pc a chi ne aveva bisogno

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