IL PARLAMENTO? PARE UN PESCE ROSSO
Caro direttore, i contagi moltiplicano, e crescono i morti. La scienza è divisa. Chi sostiene che l’esplosione dei contagiati sia figlia del periodo precedente alle misure restrittive assunte dal governo, chi si avventura, seppur cautamente, su una seconda verità: il virus potrebbe aver cambiato natura.
Sta di fatto che i tempi si allungano, il «picco» di giorno in giorno si sposta in avanti e serpeggia ovunque il terrore. La sospensione del patto di stabilità, finalmente, ci consente di dotarci di una massa di risorse finanziarie indispensabili a fronteggiare l’emergenza economica. Se non bastasse, occorrerà attivare i fondi del Mes e i fondi del Salvabanche. Siamo in guerra e urgono risposte da stato di guerra. Tuttavia, se lo sguardo orbita attorno a noi, è impossibile non accorgersi della quotidianità. Il quotidiano è fatto di mascherine che mancano, di carenza di respiratori, di scorte di ossigeno insufficienti a curare i malati dentro le mura di casa. Perché si muore anche lì, in un letto di una camera ignota. Ciascuno di noi vive «militarizzato». Ecco, si militarizzino le aziende che possono produrre beni di prima necessità indispensabili a mettere in sicurezza medici e infermieri e a salvare una vita. Non possiamo più affidarci alla discrezione, ai rapporti personali di un medico con un’azienda produttrice di respiratori, nemmeno alle singole disponibilità di imprenditori capaci e solidali, tantomeno alle mamme e alle nonne che sanno di cucito e con ago e filo producono una mascherina per sé e per la famiglia. Ben vengano, naturalmente, ma temo non siano più sufficienti.
Serve di più, e per un tempo più lungo. Ancora. Da mezzo millennio le guerre le vincono gli Stati. Perché? Perché gli Stati sono dotati di mezzi adeguati, di un unico vertice di comando e soprattutto perché dispongono di una narrativa adeguata a mobilitare il popolo. È quanto serve anche a noi. Un’autorità centrale riconosciuta che metta ordine nel caos di questi giorni avvalendosi della scienza.
Domando: è giusto che i singoli comuni, separatamente da un quadro d’insieme, adottino ordinanze l’una diversa dalle altre? È quello che sta accadendo. Sindaci che invocano — e deliberano — restrizioni ulteriori nel fare la spesa contro altri sindaci che vi si oppongono. Passeggiata col cane solo a un passo dall’abitazione oppure in prossimità. Quanto alle regioni, un’autentica babele. A fin di bene, certo, ma pur sempre disposizioni in conflitto. L’autorità dello Stato deve manifestarsi in particolare nei momenti difficili. Adesso! Questa seconda considerazione apre il varco a una terza. La costituzione italiana, a differenza di quella francese, non consente di accedere a misure eccezionali che mettano in un canto lo stato di diritto. A tal fine, i costituzionalisti Michele Ainis e Cesare Pinelli si sono chiesti se l’amministratore possa decidere senza consultare i propri amministrati. E si sono risposti: no, va serbato il primato delle assemblee elettive. Condivido.
Di faccia a una guerra il Parlamento non può restare in silenzio come un pesce rosso. Deve far sentire la sua voce a sostegno di chi porta responsabilità più alte, deve dimostrare di essere al fianco di chi soffre nel chiuso di due stanze o in una corsia di ospedale. Si chiama fare il proprio dovere nelle sedi dovute senza ricorrere esclusivamente alle pagine di un giornale.
Insomma, sia il Parlamento a orientare l’azione del Governo.
L’obiettivo Le guerre le vincono gli Stati. Ora qui serve un’autorità centrale che metta ordine avvalendosi della scienza
Gli equilibri Va del difeso Parlamento il primato che deve fare sentire la sua voce e dimostrarsi vicino a chi soffre nelle corsie