Addio a Casini, l’uomo delle battaglie contro l’aborto e il Forteto
Fondatore del «Movimento per la vita», 85 anni e malato di Sla, si è spento a Roma
Il suo orgoglio più grande erano gli oltre 200 mila bambini che aveva aiutato a far nascere. Non contro le loro mamme, diceva, ma insieme alle loro mamme. «Perché bisogna parlare del miracolo della vita, non dell’orrore dell’aborto». Carlo Casini, il fondatore del «Movimento per la vita», magistrato e politico, si è spento ieri a Roma. Aveva compiuto da pochi giorni 85 anni e aveva la Sla, la malattia che non perdona e che alla fine di un lungo calvario gli aveva tolto tutto, anche la parola, ma non la sua forza più grande, la fede. Al suo fianco una famiglia numerosa, la moglie, i quattro figli, Marina, Francesco, Donatella, Marco e i dieci nipoti. La casa a Campo di Marte della famiglia Casini era sempre affollata e c’era sempre spazio per tutti.
Penultimo di nove figli, Carlo Casini a 3 anni era rimasto orfano di padre, ferroviere morto in un incidente sul lavoro. Sua madre, raccontava, si era rimboccata le maniche e «affidando la famiglia alla Provvidenza» aveva portato avanti con grande dignità la famiglia. «Da lei ho imparato il dono dell’accoglienza». Carlo nel 1961 era entrato in magistratura. Dal ’63 al ’66 era stato pretore a Empoli, dal ’66 al ’79 sostituto procuratore a Firenze. È stato poi parlamentare della Democrazia Cristiana ed europarlamentare. Negli anni da magistrato indagò sulla clinica clandestina degli aborti e da quel momento la sua battaglia contro l’aborto divenne la sua cifra distintiva. Nel 1975 grazie a lui nacquero i primi Cav, i centri di aiuto alla vita. Ai radicali che sostenevano che ogni gravidanza indesiderata dovesse arrivare all’aborto Casini rispondeva che «le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita ma superando le difficoltà». Fonda così nel 1978 il Movimento per la vita che diventò il centro della battaglia per fermare nel 1981 la legge 194 sull’aborto con il referendum abrogativo. «Quella legge — raccontava due anni fa in un’intervista — fu fatta troppo in fretta». Venne approvata il 22 maggio 1978 a soli 13 giorni dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate rosse: «Si temeva — disse — che il referendum avrebbe favorito il terrorismo e dissolto la solidarietà nazionale».
A raccogliere il testimone di Carlo Casini è la figlia Marina, docente all’istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma, da due anni presidente del «Movimento per la vita». Il nome di Casini è legato alla prima inchiesta sul Forteto, la comunità degli orrori nel Mugello. «Fu il primo a scoprire gli abusi e a mettere sotto accusa Rodolfo Fiesoli — ricorda Giovanni Donzelli, parlamentare di Fratelli d’Italia — Sul Forteto non cambiò mai idea nonostante nella Procura si fosse diffusa la convinzione che quel processo fosse un errore giudiziario».
«Ha speso la sua vita — il ricordo del cardinale Giuseppe Betori — soprattutto per difendere quella dei più fragili, innocenti e indifesi: i nascituri. Il bambino non nato, diceva citando Santa Madre Teresa, è il più povero dei poveri. Ora dobbiamo essere capaci di raccogliere un’eredità impegnativa». «Uomo di grandi valori e instancabile impegno — lo definisce il sindaco Dario Nardella — Ho sempre stimato la sua passione politica, anche se abbiamo militato in schieramenti diversi». Ieri nella parrocchia di San Gervasio don Silvio Zannelli ha celebrato una messa in suo ricordo: «Uno dei più grandi testimoni sul valore inalienabile di ogni vita». «Una vita intera dedicata al diritto alla vita e alla dignità umana, con uno sguardo particolare verso i poveri — dice Mauro Barsi, fondatore di Agata Smeralda, la onlus in difesa dei bambini nel mondo — indimenticabile quando nel 1986 riuscì a portare a Firenze Madre Teresa di Calcutta». «Pieno di passione e desideroso di combattere per le sue idee» il ricordo di Matteo Renzi.