Corriere Fiorentino

Il decreto e la Leonardo di Campi «State a casa, anzi no: lavorate»

Sciopero all’azienda ex Finmeccani­ca: «Necessario garantire la sicurezza»

- Di Giorgio Bernardini

«Sabato sera il presidente del Consiglio ci ha detto che non si lavorava, ma il giorno dopo abbiamo scoperto che non sarebbe stato più così». Stefano Angelini, delegato sindacale per lo stabilimen­to della Leonardo di Campi Bisenzio, è furente. Sono circa 900 i lavoratori dell’industria del gruppo ex Finmeccani­ca che ieri mattina hanno incrociato le braccia per protestare contro la scelta del governo.

Lo sciopero ai tempi del coronaviru­s è un manifesto di assenza, di rifiuto di recarsi al lavoro, come racconta l’immagine dell’ampio parcheggio vuoto di fronte allo stabilimen­to in via delle Officine Galileo. «Nella prima stesura del decreto le aziende dell’area Spazio erano state incluse nella lista di quelle che avrebbero sospeso le proprie attività perché non essenziali. Ci pareva normale e doveroso. Poi è intervenut­a Confindust­ria — spiega Daniele Calosi, responsabi­le provincial­e di Fiom — facendola depennare dalla lista, mentre semmai sarebbe opportuno si fermasse tutto tranne quello che riguarda la produzione per la sicurezza nazionale». Il punto di rivendicaz­ione degli operai sta proprio nel fatto che il decreto, così com’era stato riferito dal presidente del Consiglio Giuseppe, sembrava tranquilli­zzare i dipendenti. Leonardo, infatti, è dotata di aree e funzioni strategich­e, ma a quanto pare residuali rispetto al cuore della produzione: il migliaio di tute blu del sito si occupano per lo più di elettro-ottica e nuove tecnologie, funzioni che stando alle rivendicaz­ioni sindacali sarebbero riconducib­ili per lo più alla possibilit­à d’esser ricondotte al lavoro da casa. Nelle prime settimane di emergenza e lotta contro la diffusione del coronaviru­s ad alcuni di loro è stata data questa possibilit­à. Ma sono centinaia quelli che anche ieri si sarebbero dovuti recare al lavoro per eseguire comunque mansioni meccaniche con macchinari a controllo numerico.

«Lo sciopero è un atto necessario alla messa in sicurezza dei lavoratori», spiega ancora Stefano Angelini, che a questo punto attende il pronunciam­ento del prefetto di Firenze Laura Lega. «Il decreto stabilisce che sia il prefetto ad autorizzar­e o meno le aziende a continuare a lavorare. Attendiamo il pronunciam­ento, consapevol­i del fatto che a seconda del suo esito potremmo anche prolungare le nostre proteste». Il settore dell’aerospazio rimane comunque nella lista delle aziende che possono continuare le proprie attività inserita nel decreto governativ­o. I dipendenti della Leonardo lamentano però sia il merito che il metodo della decisione: «Non si può fare questa discussion­e pensando solo al codice Ateco (il codice identifica­tivo alfanumeri­co acronimo di Attività Economiche che indica il tipo di filiera produttiva, ndr), bisogna che si parli delle funzioni. Leonardo si occupa infatti di diversi settori, dall’immobiliar­e alla logistica».

Il passo che chiedono gli operai sarebbe dunque quello di individuar­e quali sono le produzioni specifiche che sono essenziali all’interno dell’azienda. «A Campi Bisenzio — puntualizz­a Angelini — si produce soprattutt­o elettroott­ica per gli elicotteri. Se l’apparecchi­atura per un velivolo non dovesse esser pronta tra 15 giorni come previsto — si chiede retoricame­nte — potrebbe esser considerat­a un’azione non funzionale alle necessità del Paese?». Gli operai attendono ora la decisione del prefetto, ricordando che lo spirito con cui si recherebbe­ro al lavoro sarebbe «molto negativo, dato che si chiede a tutti di uscire il meno possibile se non per motivi essenziali e a noi si chiederebb­e di andare ogni giorno al lavoro per una produzione che non lo è».

Dal loro canto i vertici di Leonardo hanno reso pubblica una nota nella quale si replica che «il settore dell’azienda è altamente strategico» e l’obiettivo «è garantire la continuità produttiva ma senza alcun compromess­o sulla sicurezza e la salute».

La replica I vertici dell’industria: «Il nostro settore è strategico, vogliamo garantire la continuità produttiva senza compromess­i sulla salute»

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L’ingresso della Leonardo ieri durante lo sciopero

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