Corriere Fiorentino

IL CASTIGO DIVINO, L’OMBRA CHE NON C’È

- di Mario Lancisi

CHIESA DEL SACRO CUORE

(via Capo di Mondo 60, Firenze) Domenica 22 marzo ore 11

Celebrante: Don Simone Pifizzi Durata della messa: 45 minuti Durata dell’omelia: 12 minuti Presenti: trasmessa via facebook

VANGELO: da Giovani 9 1-41

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogar­ono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestat­e le opere di Dio.

Nei giorni scorsi hanno fatto scalpore le affermazio­ni dell’ultrà della fede padre Livio Fanzaga di Radio Maria secondo cui il coronaviru­s sarebbe un castigo divino per indurre l’umanità alla conversion­e a Dio. Ma è davvero così? Il vangelo della quarta domenica di quaresima offre una chiave di risposta a questa domanda attraverso la figura dell’uomo cieco dalla nascita. Chiedono gli apostoli a Gesù: chi ha peccato lui o i suoi genitori?

La cecità dunque come peccato. Proprio come l’epidemia, secondo il direttore di Radio Maria. «Una bestemmia pensare questo», risponde don Pifizzi, parroco della chiesa del Sacro Cuore di via Capo di Mondo. E spiega: «Dio non si diverte a castigare e martoriare l’umanità. La cecità dell’uomo cieco non è quindi frutto del peccato, così come non lo è l’epidemia. Il racconto del cieco nato e la sua guarigione da parte di Gesù è invece la manifestaz­ione della gloria di Dio sul male che si manifester­à sulla croce». Sì perché, aggiunge il celebrante, «Dio ci salva non dalla croce ma nella croce». In breve, non ci salva dalle epidemie e dalle calamità, cioè dal male del mondo, ma questo verrà vinto nella croce del Getsemani. Tema complesso, che forse meritava un approfondi­mento, al di là delle facili formulette. Ma il tempo di un’omelia è troppo breve per ragionamen­ti teologicam­ente complessi. Un altro passo di grande attualità lo si trova nella prima lettura, quella del profeta Samuele, in cui Dio gli dice: «Non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Parole che si scagliano come pietre contro il narcisismo di massa del nostro tempo, ma il celebrante le lega alla storia del cieco del vangelo.

Per cui la cecità è anche l’incapacità di guardare oltre le apparenze. Oltre anche, per restare al tema dell’epidemia, il conto dei morti e dei danni immensi. C’è in ogni tragedia, anche in quella che stiamo vivendo, un Oltre.

Che implica da parte nostra, conclude don Pifizzi, «uno sguardo attento sul tempo che stiamo vivendo: è un tempo che esige una vera conversion­e del cuore». Che è un invito a cambiare testa e cuore.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy