Corriere Fiorentino

Strategich­e o no? C’è chi ci prova Ancora scioperi nelle fabbriche

L’allarme dei sindacati. Protesta anche alla Kme e al Nuovo Pignone

- Silvia Ognibene

È lunga la lista delle aziende che hanno chiesto alle Prefetture della Toscana di poter rimanere aperte in deroga alle disposizio­ni del decreto che impone di fermare tutte le attività produttive, salvo quelle ritenute «strategich­e». E si allunga anche la lista delle proteste dei sindacati che chiedono di non far scivolare la tutela della salute dei lavoratori dietro alle ragioni del business. Secondo i sindacati, infatti, non sono poche le aziende che stanno cercando di aggirare i paletti del decreto per rimanere operative anche se le loro attività sono tutt’altro che «strategich­e», magari con l’obiettivo di conquistar­e quote di mercato in un momento di stallo globale a scapito di chi invece attua le rigide disposizio­ne del Governo e ferma la produzione. Anche perché, le aziende che hanno fatto richiesta di deroga alle Prefetture, continuano a rimanere aperte in attesa del responso. Per questo lunedì e ieri hanno scioperato i lavoratori della siderurgia di Piombino, una protesta che è riuscita nello scopo: nel pomeriggio di ieri, infatti, Jsw, Piombino Logistics, Liberty Magona, Tenaris Dalmine e Gsi hanno incontrato i lavoratori e trovato l’accordo per fermare la produzione e mettere tutti i dipendenti in cassa integrazio­ne fino al prossimo 3 aprile.

Ieri hanno incrociato le braccia anche i lavoratori della Kme, quelli della Abb e della Fimer di Arezzo. «Dalla provincia di Arezzo stanno arrivando alla Prefettura tantissime richieste da parte di aziende il cui codice Ateco non è previsto nell’elenco delle deroghe ammesse dal Governo ma che dichiarano di essere inserite in filiere strategich­e, pur non essendolo», dice Ilaria Paoletti, segretario della Fim Cisl di Arezzo. «Queste aziende possono continuare a lavorare finché la Prefettura non si pronuncia, ma il decreto non prevede alcun termine perentorio per il pronunciam­ento. Noi stiamo segnalando alla Prefettura le tantissime situazioni dubbie, come quella della Fimer che produce inverter e schede digitali ma sostiene di poter rimanere attiva perché collegata della Fimer di Vimercate che, a suo volta, fornisce Enel».

Sciopero lunedì e ieri negli stabilimen­ti di Leonardo Finmeccani­ca, così come al Nuovo Pignone, dove però l’azienda ha convocato i sindacati per questa mattina: l’obiettivo è chiudere un accordo che consenta di proseguire soltanto nell’attività di manutenzio­ne delle macchine di clienti che rappresent­ano l’interesse nazionale (come Snam ed Eni, ad esempio), sospendend­o tutto il resto. Per le stesse ragioni oggi scioperera­nno i 240 addetti della Atop di Tavarnelle in Val di Pesa, azienda che produce macchine per la realizzazi­one di motori elettrici.

I sindacati puntano il dito contro la scelta «incomprens­ibile e ingiustifi­cabile da parte delle aziende che cercano di forzare la mano per rimanere aperte, mentre in questo momento è di prioritari­a importanza tutelare al massimo la salute dei lavoratori e mettere in campo tutte le misure possibili per evitare un collasso del sistema sanitario nazionale».

Ma non sono solo le «tute blu» ad alzare la voce. Anche i sindacati dei bancari ieri hanno minacciato lo sciopero, rientrato dopo oltre tre ore di confronto con l’Abi: in filiale si potrà accedere solo su appuntamen­to, una misura chiesta dai lavoratori che hanno denunciato di non avere a disposizio­ne sufficient­i dispositiv­i di protezione dal contagio, soprattutt­o in vista dell’ondata di clienti attesa ad inizio aprile per le pensioni.

Fronte banche Anche i sindacati dei bancari hanno minacciato lo stop, poi ieri l’intesa: le filiali resteranno aperte soltanto su appuntamen­to

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy