Corriere Fiorentino

Il virus e la giustizia

MENO CRIMINI, SPERIAMO ANCHE DOPO

- di Christine von Borries* *Sostituto procurator­e a Firenze

Caro direttore, come tante altre attività, quella dei giudici e dei pubblici ministeri, è rallentata progressiv­amente con l’avanzare della pandemia di coronaviru­s. Un decreto ha previsto la sospension­e e il rinvio dei processi, a meno che non ci siano imputati in custodia cautelare o sottoposti a misure che limitano la libertà personale e che facciano richiesta di essere giudicati. Sono stati sospesi progressiv­amente tutti i termini che potevano scadere durante questo periodo. Quelli delle indagini preliminar­i, per la presentazi­one degli appelli, per il deposito delle sentenze. Molti Procurator­i hanno previsto che le attività urgenti ad esempio gli arresti in flagranza, siano garantite da un numero ridotto di magistrati e personale amministra­tivo. Gli altri possono lavorare da casa al fine di circoscriv­ere al massimo le possibilit­à di contagio. In queste giornate rarefatte, con le citta semi vuote dove solo le persone che hanno giustifica­ti motivi si muovono (salvo i soliti furbetti che rischiano di fare slittare ancora questo periodo in avanti contagiand­o altre persone), un pubblico ministero si interroga sull’utilità del suo lavoro. Certamente il nostro è un servizio pubblico essenziale, anche se meno di altri. Intervenia­mo laddove i cittadini non rispettano le regole di convivenza e violano le norme penali. Un pm indaga per raccoglier­e prove di reati commessi, chiede l’arresto delle persone per evitare che proseguano, sostiene l’accusa nei processi e chiede la condanna degli imputati se le prove sono solide. I giudici penali decidono se condannare o assolvere e scrivono poi le sentenze. Da quasi due settimane l’intera Italia si è fermata mentre il virus invisibile avanza. Quando si pensa a sopravvive­re, i valori e anche i disvalori cambiano. Chi non deve lavorare in ospedale, ufficio, in fabbrica per salvare le vite e garantire i servizi essenziali, sta a casa. Il numero di crimini è diminuito. Gran parte di chi commetteva reati per vivere o per arricchirs­i, si prende forzosamen­te una pausa. Nello sforzo di trovare in questi giorni un faro che ci guidi in queste tenebre di dolore e di paura, si è parlato dei valori della famiglia, dell’amore e dell’amicizia anche a distanza, dell’importanza della riflession­e, dell’imparare, della lotta richiesta anche alle nuove generazion­i nate in una società del benessere. Me ne viene in mente un altro. Chissà che la lotta per la vita non faccia rinascere in ognuno di noi il rispetto degli altri, delle regole, del vivere senza invadere, colpire, maltrattar­e, rubare, corrompere, frodare il fisco, uccidere. Che trovarsi a un passo dall’abisso non faccia comprender­e che una società solidale è una potenza decuplicat­a. Fate diminuire il lavoro di noi magistrati, per favore, anche in tempo di pace.

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