Duemila rinforzi negli ospedali
La Regione: subito contratti a tempo indeterminato. Nuovi contagi stabili, altri 19 morti
Oltre 2 mila, tra infermieri, medici e Oss, stanno per entrare negli ospedali toscani. Tutti assunti dalla Regione a tempo indeterminato per fronteggiare l’emergenza. Ieri 19 decessi, contagi stabili.
«La migliore situazione in cui ci vogliamo trovare è che a nessuno vengano negate le cure, che non ci si debba trovare in quella drammatica situazione per la quale una persona non viene curata in modo appropriato. Tutti nel Sistema sanitario nazionale hanno il diritto di essere curati bene e al meglio. E noi vogliamo farci trovare nella condizione di poter affrontare il picco di questa brutta infezione». Così disse il governatore Enrico Rossi una decina di giorni fa, quando tra le altre cose, annunciò il 28 marzo come la data — indicativa — spartiacque: il cosidetto picco. La preoccupazione è che gli ospedali (in particolare le terapie intensive), le strutture sul territorio e il personale sanitario siano pronti. Ma ci siamo già al picco? E le terapie intensive sono pronte ad affrontare il probabile aumento dei ricoveri? Ne parliamo con l’epidemilogo Pierluigi Lopalco e il responsabile della rete delle terapine intensive dell’Asl Nord Ovest Ferdinando Cellai.
Sono 136 i posti letto di terapia intensiva, a ieri, attivati nell’Area Vasta Nord Ovest, per gestire l’emergenza coronavirus. E per contenere il possibile picco, annunciato qualche giorno fa per oggi e ora atteso per i prossimi giorni. Ieri, il governatore Enrico Rossi, è stato in visita all’ospedale Campo di Marte di Lucca e al Santa Chiara di Pisa, dove ha inaugurato 10 letti ad alta intensità nell’ex pronto soccorso. Saranno attivati la settimana prossima e sono tra i 91 posti in più che la zona più a rischio della Toscana, la Nord Ovest, sta allestendo col fiato sul collo: «Siamo in grado di aumentarli ancora, qualora fosse necessario — dice Rossi — Questo dimostra che non siamo arrivati secondi ai cinesi, che i nuovi ospedali si sono prestati benissimo in questo sforzo di recuperare postazioni di assistenza intensiva, ma anche che i vecchi ospedali hanno dato un’ottima prova, riuscendo a tirare fuori ulteriori posti. La risposta dell’Area Vasta Nord Ovest, la più colpita, è arrivata grazie a un vero miracolo, tirare fuori posti letto in tempi record». Rossi ha ringraziato l’azienda sanitaria e quella ospedaliero universitaria di Pisa, per la collaborazione di questi giorni, visto che la pressione sugli ospedali del territorio viene alleggerita grazie alla disponibilità del Cisanello. «La vera battaglia si vince sul territorio — aggiunge il governatore — Siamo impegnatissimi a costruire posti letto di cure intermedie per i pazienti che hanno sintomi lievi e siamo impegnati anche ad allestire alberghi sanitari per tutti coloro che hanno bisogno di assistenza ancora più lieve. E poi dobbiamo valorizzare il ruolo fondamentale dei medici di famiglia, ai quali dobbiamo chiedere scusa, come italiani, per non essere riusciti a garantire per tempo tutti i presìdi di cui avevano bisogno. Purtroppo l’Italia è un Paese che non ha un’ auto produzione di dispositivi, anche banali, come le mascherine. Noi ci siamo dati da fare in Toscana e le abbiamo reperite ovunque. Adesso la situazione sembra essere molto migliore».
Il coordinatore delle terapie intensive dell’Area Vasta Nord Ovest, il dottor Ferdinando Cellai, spiega che i letti già attivi sono ben 139. Ma che presto ne saranno attivati altri 91. Prima ancora che al Santa Chiara, domani sarà la volta degli 8 posti all’ex Campo di Marte di Lucca. Poi ci sono le ulteriori disponibilità del Cisanello e della Fondazione Monasterio, oltre ai lavori in corso agli ex ospedali di Massa
e Carrara. Dei 139 letti, al momento ne sono occupati 120 (l’86 per cento). «Con le nuove attivazioni imminenti — spiega — ci costruiamo un buon patrimonio non solo per il possibile picco imminente, ma anche per eventuali scenari futuri: non dimentichiamo che l’epidemia non viaggia in modo sincrono in tutto il mondo. Per cui nei prossimi mesi, potremmo trovarci a dover fronteggiare la minaccia che ritorna da fuori dall’Italia». C’è poi il capitolo delle sale operatorie, circa 200 in tutta la Toscana: «Attivare le sale operatorie è l’opzione che ci teniamo per precauzione in caso che la situazione sfugga al controllo — aggiunge Cellai — Nel caso della battaglia finale».
A dare ottimismo un esperimento condotto giovedì a Careggi, dal direttore di terapia intensiva, il professor Adriano Peris: «Ci siamo ispirati all’esempio della Lombardia e dell’Emilia, abbiamo collegato due tubi a un unico ventilatore. Ha funzionato. Così, in caso di estrema necessità, con lo stesso numero di ventilatori, potremmo intubare il doppio delle persone, perché i filtri consentono di proteggere un paziente dall’altro».