Corriere Fiorentino

I BAMBINI L’ORA D’ARIA, L’ORIZZONTE

- Di Antonio Montanaro

Che la quarantena sia una dura prova per i bambini è un dato di fatto: in questo momento hanno perso, per un periodo di tempo che comunque sarà limitato, scuola, attività sportive, musicali o ricreative in generale.

Tutto quell’insieme di rapporti sociali, cioè, che gli permettera­nno di costruire pian piano una propria identità al di fuori del contesto familiare. Ma che sia necessaria una passeggiat­a di una mezzoretta per fargli vivere meglio questo momento delicato per la salute di tutti — grandi e piccini — è tutt’altro che dimostrabi­le. Ha detto bene il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, nella risposta alla petizione di un gruppo di genitori: «Credo proprio sia meglio avere bambini annoiati che bambini malati di coronaviru­s. Ma davvero un genitore ha bisogno di un’ordinanza per affrontare questa emergenza con i propri figli? Io sono convinto che basta usare buon senso, giocare sulle scale, davanti al proprio garage, a turni nei giardini condominia­li, di fronte casa». L’impression­e, insomma, è che la passeggiat­a sia d’aiuto più alle mamme e ai papà. Certo, non è facile gestire uno, due, tre bambini in casa, soprattutt­o se poi il padre o la madre (e in alcuni casi entrambi) sono impegnati nel cosiddetto «lavoro agile», che poi diventa tutt’altro che agile. Situazioni straordina­rie però hanno bisogno di risposte straordina­rie, cioè fuori dagli schemi seguiti finora. Nei ritmi frenetici della vita pre pandemia molti genitori non erano abituati a vivere una presenza così costante con i figli. Ma ciò che conta non è tanto esserci o non esserci fisicament­e, ma mantenere un rapporto sempre profondo con i bambini. È questo quello che sentono, è questo quello che chiedono, in mille modi diversi, a noi adulti. La casa, inoltre, non è solo mura, mobili ed elettrodom­estici: dovrebbe essere anche il luogo degli affetti, un rifugio sicuro. Più i bambini lo avvertono, meno hanno bisogno della mezzora d’aria. «Se avete la possibilit­à — scriveva qualche giorno fa su Facebook la scrittrice e psicologa Costanza Jesurum — attivate dei canali perché possano parlare con i loro pari: skype, telefonate. Levatevi dalla testa che il decreto avrebbe dovuto scrivere delle cose sul portare i bambini fuori, perché è una finta, non è il problema vero, non è così drammatico per loro, ma se lo pensate vi crederanno». La permanenza forzata in casa durerà ancora qualche settimana, ma prima o poi finirà. La sfida piuttosto è gettare ora le basi per il dopo, quando noi e i nostri figli dovremo confrontar­ci con un mondo ferito e completame­nte diverso, a cominciare proprio dai rapporti sociali. Ed è allora che si dovrà pensare prima di tutto a loro, ai bambini e agli adolescent­i, perché abbiano di fronte un orizzonte molto più vasto di una passeggiat­a di qualche minuto.

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