Corriere Fiorentino

Ore 12, 30: tre squilli di sirena finisce l’odissea della Diadema

Cinque casi sospetti, il più grave portato all’ospedale di Grosseto. In 13 sono in isolamento

- DAL NOSTRO INVIATO

Sono le 12,30 precise quando la sirena della Costa Diadema suona tre volte. «È un modo per ringraziar­e», dicono i «Piloti del porto di Piombino». E c’è da crederci perché per attraccare ci hanno messo sedici giorni. L’odissea della nave è iniziata lo scorso 13 marzo quando a bordo è risultato positivo un medico: la Diadema si trovava a Dubai e il 14 avrebbe sbarcato — a crociera finita —i quasi 5mila passeggeri. Il medico è stato portato in ospedale, il giorno dopo i turisti sono scesi a terra e la compagnia genovese ha annullato tutte le crociere. A bordo sono rimaste le 1255 persone dell’equipaggio. Tra il 24 e 25 marzo la Diadema è riuscita a fermarsi nel Canale di Suez per fare rifornimen­to. Poi è salpata verso Cipro perché — fanno sapere dalla Capitaneri­a — c’erano alcuni casi sospetti di Coronaviru­s, ma le autorità del posto hanno negato l’attracco. A questo punto la nave ha puntato verso il Tirreno, sperando di trovare un approdo. Invece il 27 marzo il porto di Gioia Tauro ha negato sia l’attracco che il rifornimen­to. Si è pensato di cambiare idea e di puntare verso la Francia ma anche dal porto di Marsiglia è arrivato un no. A questo punto la nave stava per virare verso Napoli ma anche dal porto partenopeo ha ricevuto un diniego.

Il porto di La Spezia — domenica scorsa — si è detto disponibil­e a concedere il rifornimen­to, che è poi avvenuto. In quelle ore il Ministero ha chiesto la disponibil­ità al sindaco di Piombino che ha detto sì: alle 12,30 di ieri la Diadema

è entrata nel porto toscano. Molo Trieste, banchina 2.

Il personale marittimo sanitario è entrato per primo all’interno della Diadema, trovando nell’ospedale della nave 5 casi sospetti: il più grave — un napoletano di 58 anni — è stato sbarcato ieri pomeriggio e portato all’ospedale di Grosseto. Gli altri 4 saranno trasportat­i nelle prossime ore: tra di loro un russo e un

● A quel punto si cercano dei porti in cui fare rifornimen­to e dove attraccare per poter sbarcare

● Cipro, Gioia Tauro, Marsiglia, Napoli e La Spezia negano l’attracco

Sul ponte A tutti verrà fatto il tampone. Poi inizierà il piano di sbarco e di rientro a casa Gli italiani saranno i primi a scendere

uomo dell’Ecuador. Tredici le persone in isolamento. A bordo della nave ci sono — in totale — 1255 persone: cento di loro compongono il personale di coperta e macchine, gli altri fanno parte dei servizi come hotel e ristorante. Sono due i medici a bordo, oltre al personale infermieri­stico.

Il personale viene da tutto il mondo: 155 sono gli italiani, 400 i filippini, 194 gli indonesian­i, 243 gli indiani. Oltre a britannici e bulgari, ci sono anche due dipendenti della Costa che vengono dall’Albania. Nel frattempo Costa ha fatto arrivare, ieri, 753 kit per tamponi mentre gli altri 500 arriverann­o in giornata. A questo punto — una volta arrivati i risultati— inizierà il piano di sbarco per il personale. I primi a scendere saranno gli italiani, che torneranno a casa con mezzi messi a disposizio­ne dalla compagnia genovese. Poi sarà la volta del personale straniero, che prenderà l’aereo per tornare a casa. Nei casi dei positivi dipende che tipo di patologia sarà riscontrat­a: i medici dovranno decidere se imporre la quarantena oppure ricoverarl­i. L’ultimo a lasciare la nave sarà il comandante, il brindisino Antonio Tommaso Tateo. Si stima che ci vorranno tre giorni, se tutto procederà senza intoppi.

Al porto rimangono le forze dell’ordine che nelle ultime 24 ore hanno lavorato giorno e notte. Polizia, carabinier­i, finanzieri — che nella zona hanno un presidio— restano a sorvegliar­e che non ci sia nulla di anomalo. La Capitaneri­a di Porto sta tenendole fila di questa vicenda. Ma la gratitudin­e dei dipendenti è sterminata: alle 21 di ieri sera la nave è stata spenta, 1255 persone — per ringraziar­e — hanno acceso le luci dei loro telefoni. Una luce di speranza, di gratitudin­e e di umanità.

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(foto Massimo Sestini) Il membro dell’equipaggio in gravi condizioni portato via dalla nave dal personale sanitario e ricoverato poi a Grosseto

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