La rinuncia di Siena
I due Palii 2020 rinviati alla fine dell’estate, per ora L’idea dello «straordinario»
Fino a ieri si diceva a Siena che il Palio lo fermasse solo la guerra e così era stato, almeno nel secolo scorso. Non aveva fatto i conti, il Palio, con il coronavirus, pestilenza dei tempi moderni capace di intromettersi anche nei riti più radicati e apparentemente immutabili, come quello appunto della festa senese. Così, negli archivi comunali, resteranno in data primo aprile 2020 documenti come quello del 9 agosto 1855 in cui si annunciava la sospensione delle «Patrie Feste» a causa di una grave epidemia di colera che stava devastando la Toscana e l’intera Italia. Una riunione tra il sindaco Luigi De Mossi e i priori delle 17 Contrade, ieri, ha ufficializzato ciò che in città si mormorava da giorni e che Roberto Barzanti aveva chiesto nei giorni scorsi sulle pagine del Corriere Fiorentino: rinviati ufficialmente i due Palii del 2020, impossibile pensarli con la loro carica di partecipazione popolare nell’era del distanziamento sociale. Bilanciando la necessità di adeguarsi alle norme con il desiderio di tentare il tutto per tutto per mantenere la Festa (che per Siena, oltre ad essere cuore identitario, è anche motore economico e turistico), la decisione è per il momento di far slittare le Carriere in avanti nel tempo. Ecco dunque che l’ipotesi sul tavolo è quella di spostare il Palio di luglio al 22 agosto e far scivolare quello dell’Assunta al 26 settembre. Ma non è ancora detta l’ultima parola e la decisione definitiva sarà presa a metà maggio quando saranno più chiare le disposizioni del governo e delle autorità sanitarie. Se non fosse possibile fare il Palio come è sempre stato — «Il Palio non si può correre a porte chiuse» ha spesso ripetuto anche il sindaco nei giorni scorsi — allora potrebbe esserci un ulteriore colpo di scena: una sola Carriera a fine settembre, una sorta di «straordinario» per festeggiare la liberazione dal virus. Di certo sono già state annullate tutte le feste titolari, le celebrazioni che praticamente ogni weekend, da fine aprile ai primi di settembre, le 17 Contrade dedicano ai loro Santi patroni: sono momenti di condivisione e socialità che sarebbero impossibili con le regole di oggi. Doveva iniziare il Valdimontone il 26 aprile, poi l’Oca il 10 maggio: per entrambe l’annullamento è apparso subito inevitabile e le altre hanno deciso di fare lo stesso in segno di solidarietà. Perché la Festa deve essere di tutti e per tutti, altrimenti non se ne fa di niente.
«È una decisione dolorosa, ma presa in modo unanime dopo un confronto costruttivo» ha detto alla fine della riunione il sindaco De Mossi, sottolineando «il senso di responsabilità e di fratellanza che tutte le Contrade hanno dimostrato in questa occasione, come sempre». «È una scelta estremamente sofferta — gli fa eco il rettore del Magistrato delle Contrade, Claudio Rossi — ma necessaria: annullare le feste titolari, che sono il momento forse più significativo della vita delle Contrade, è doloroso ma era giusto farlo tutti insieme come gesto di solidarietà e rispetto reciproco».
Amarezza Annullate le 17 feste titolari delle Contrade: «Scelta dolorosa, era giusto prenderla tutti insieme »