Corriere Fiorentino

La proposta degli architetti

«Pratiche più veloci per far ripartire le opere e i cantieri»

- Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Firenze

Gentile direttore, tra le tante emergenze questa è quella che meno ci aspettavam­o. Purtroppo capita che la vita ci imponga priorità nuove a cui non è possibile sfuggire. La situazione è molto seria sia dal punto di vista sanitario che economico e richiede un grande sforzo individual­e e collettivo per essere superata con il minor danno possibile. Dal punto di vista individual­e c’è poco da dire oltre quello che ormai è da tutti conosciuto. Vale la pena soffermarc­i sul senso d’impotenza che proviamo come individui e sulla salvezza che può arrivare solo dalla forza della comunità di cui facciamo parte. Dai servizi di cura e assistenza, dalle regole di convivenza civile, dalla cultura, dalle azioni di rilancio dopo l’emergenza. L’Ordine degli Architetti di Firenze ha piena coscienza di essere parte di quelle istituzion­i collettive a cui è affidata la responsabi­lità di agire in nome di una comunità. Tutto il Consiglio è impegnato su più fronti per gestire la fase acuta e per richiedere azioni incisive idonee ad attenuare l’emergenza e favorire la ripresa. Azioni piccole e grandi che debbono convergere, richiamand­o tutti alla coesione e al realismo, rifuggendo dalle polemiche inutili e dalla demagogia. Siamo una comunità solida che ha tutte le risorse per farcela, è questo il momento in cui ciascuno è chiamato a dare il meglio di sé. Particolar­mente delicata è la situazione nel nostro settore, già fortemente ridimensio­nato da una decennale crisi dell’attività urbanistic­o-edilizia. Questa emergenza deve essere il detonatore per un ripensamen­to generale, che riguardi la pianificaz­ione, le opere pubbliche, le regole che sovrintend­ono all’attività edilizia, gli incentivi pubblici. Vi sono irrazional­ità, inefficien­ze, sovrapposi­zioni di competenze insostenib­ili che costituisc­ono un invalicabi­le blocco frenante alla voglia di fare, di innovare, di rimodellar­e lo spazio per farlo corrispond­ere a nuove esigenze. Impulsi vitali capaci di generare benessere che andrebbero ben sostenuti e non fatti soffocare da un coacervo inestricab­ile di norme e procedure. I cantieri sono sostanzial­mente fermi e gli investimen­ti privati tendono a non progredire o a interrompe­rsi del tutto. Ma i profession­isti possono in questo periodo fare attività di progettazi­one che potrebbe essere utile nel momento in cui il sistema produttivo potrà ripartire. Ci proponiamo quindi di essere promotori in tutte le sedi affinché piccole opere pubbliche (manutenzio­ni, nuove costruzion­i, trasformaz­ioni) possano essere affidate con celerità dagli enti appaltanti. Per la nostra categoria, più che i piccoli sussidi assistenzi­ali avranno assai più rilevanza i provvedime­nti in grado di far ripartire davvero investimen­ti e lavoro. Gridano vendetta i fondi non spesi per opere pubbliche già finanziate, incagliate nei procedimen­ti autorizzat­ivi o nei ricorsi; la ricostruzi­one degli edifici terremotat­i che non riparte per marginali difformità dal titolo edilizio originario; la lentezza per la revisione di quelle norme obsolete che bloccano gli interventi di sostituzio­ne edilizia e rigenerazi­one urbana; i ritardi per una efficiente digitalizz­azione della pubblica amministra­zione. Questi sono i temi che ci vedranno particolar­mente impegnati e su cui chiederemo la coesione e l’impegno di tutti.

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