Appello dalle vetrine di Borg’Unto: Ztl via e apparecchiamo in strada
Manifesti con le richieste al Comune attaccati fuori dai negozi
Tre proposte per ripartire, e «per tornare a far rivivere via dei Neri». Sono quelle messe a punto dai commercianti della «eat street» fiorentina che in quasi due mesi di lockdown hanno visto azzerarsi completamente fatturato e clienti. Le lunghe code davanti alle paninoteche oramai sono solo un lontano ricordo.
«Siamo consapevoli del fatto che per lunghissimo tempo bisognerà fare sacrifici — afferma la presidente del Centro commerciale naturale Roberta Pieraccioni — ma è giunto il momento di tirarsi su le maniche e passare all’azione. Come? Con tre idee che possano permetterci di riportare i fiorentini in via dei Neri. Altrimenti il rischio è che i cartelli “Andrà tutto bene” tra qualche mese dovremo sostituirli con quelli “Affittasi’, perchè in tanti non riusciranno a ripartire».
Prendendo spunto dagli orefici di Ponte Vecchio che sulle loro botteghe hanno lasciato un volantino in cui spiegano il motivo della loro serrata, aggiungendo che non riapriranno fino a quando non ci saranno progetti seri, anche i negozianti del fu Borg’Unto, da ieri alle proprie vetrine hanno affisso un cartello con le tre proposte inviate al sindaco Dario Nardella, alla sua vice Cristina Giachi, all’assessore allo Sviluppo economico Federico Gianassi, al presidente del Quartiere 1 Maurizio Sguanci e a tutte le associazioni di categoria.
Come prima cosa, le attività di via dei Neri chiedono la chiusura di tutta la strada dalle 18 alle 22 per permettere l’installazione di sedie e tavolini («che ovviamente toglieremo dopo le 22», spiegano) così da ospitare i clienti all’aperto e scongiurare ogni possibile contatto tra le persone. Il secondo punto, invece, riguarda la Ztl: «Vorremmo che quanto prima il Comune disattivasse i varchi telematici per permettere ai fiorentini che non abitano in centro un più facile accesso al cuore della città».
Ultimo punto, ma non meno importante degli altri, è quello in cui il Centro commerciale naturale chiede «la revoca delle concessioni ai locali aperti negli ultimi anni lungo le rive dell’Arno in modo da favorire la frequentazione della città, già molto penalizzata dall’attuale situazione di emergenza e dalla mancanza di turismo». Quando si parla di fase due o fase tre, «vengono contemplati parametri insostenibili, distanze incolmabili con una riduzione del 70% dei coperti disponibili e tutte le responsabilità a carico dei gestori — conclude la presidente Pieraccioni — Aprire con il 30/40% dei ricavi ed il 100% dei costi è un gioco al massacro a cui non vogliamo partecipare. Senza le dovute garanzie non riapriremo».