Duello per Siena
L’ex sindaco Piccini: in centro resta il pericolo-mangificio L’assessore Tirelli: non è vero
Un futuro da scrivere e tanti nodi da sciogliere. Superata per ora senza troppe turbolenze la fase 1 dell’emergenza sanitaria, Siena riparte dal Piano operativo che andrà in Consiglio comunale il 19 maggio. Un documento corposo, che, tra le altre cose, dovrà indicare alla città le linee guida per la ripresa economica. Una strada resa tortuosa dalle conseguenze del Covid, che il Comune ha deciso di progettare senza allargare le maglie della somministrazione di bevande e alimenti. «Sono 343 le licenze per il centro storico — sottolinea Alberto Tirelli, spiegando lo stop a nuovi permessi — Per i numeri turistici, che abbiamo registrato fino a febbraio, sono più che sufficienti». Anzi, l’assessore al Commercio ha precisato che alcune strade, considerata la nutrita presenza di esercizi commerciali, saranno dichiarate zona 1 bis: «Via dei Rossi, in Pantaneto o Camollia, per citarne alcune, saranno equiparate alla zona 1 vera e propria, ovvero avranno licenze contingentate».
Una scelta criticata da Pierluigi Piccini, consigliere di «Per Siena», che ha bollato l’amministrazione come «il Comune dei divieti». «Si dice stop alle licenze per non creare un “mangificio” e poi si dà il via libera alle medie strutture di vendita, che possono fare anche somministrazione (si riferisce ai supermercati, nel piano urbanistico le destinazioni d’uso sono molteplici, ndr) — puntualizza l’ex sindaco — Il problema vero non è cosa è contenuto nel piano, ma che si cerchi di ripartire utilizzando iniziative spot e non progetti strutturali». L’altro grande tema posto da Piccini è la mancanza di una visione turistica d’insieme. «Si continua a importare cose già impacchettate, che alla città non lasciano niente — prosegue il consigliere — L’unico metro di misura è la quantità, ma dopo quello che stiamo vivendo, i numeri non saranno più gli stessi. Questo era il momento di puntare sulla qualità, come un piano sull’artigianato o un lavoro che metta insieme il capoluogo con il nord e il sud della provincia. Invece, siamo fermi al mondo precedente al Covid».
Accuse che Tirelli non lascia cadere. «L’unico fermo mi sembra Piccini, che forse è rimasto alla stagione di quando era la banca a risolvere tutti i problemi di Siena»,
attacca l’assessore, prima di soffermarsi sulle iniziative legate al turismo: «Abbiamo un ufficio dedicato, cosa sconosciuta nelle precedenti amministrazioni. Prima che tutto si fermasse, avevamo pronta un’applicazione che mostrava ai visitatori un tour attraverso le realtà artigiane. E poi siamo decisi a proseguire nei due indirizzi già sperimentati con successo: quello convegnistico e quello relativo al wedding. Siamo consapevoli che ci aspettano mesi difficili, ma con alcune misure (musei e parcheggi gratuiti, ndr), vogliamo spingere il turista a scegliere Siena rispetto ad altre realtà vicine».
C’è poi la questione Fortezza, da sempre dibattuta, perché considerato uno spazio mal sfruttato. «Mi sembra di capire che idee in questo senso non ce ne siano, ma che rappresenti un contenitore dove mettere un po’ di tutto», affonda Piccini, che sul suo blog aveva parlato dell’intenzione dell’amministrazione di spostare là 30 ristoranti.
«Non ne ho mai sentito parlare, né vogliamo dare adito a concorrenza sleale — replica Tirelli — Per certo, come disposto dal sindaco, gli esercenti mi hanno chiesto di allargarsi sul suolo pubblico a loro vicino. In Fortezza continuerà a esercitare l’associazione che aveva già vinto il bando lo scorso anno e che ora si è fatta forte anche delle collaborazione di varie realtà sportive». E il duello sul futuro di Siena e il rischio mangificio continua...