LE SENTINELLE DISARMATE
Nella conferenza stampa di presentazione del Decreto Liquidità, il presidente del Consiglio, giustificando la concessione di 400 milioni ai Comuni per le prime spese di sostegno alla popolazione, aveva fatto riferimento ai Comuni come «le nostre sentinelle sul territorio», con le antenne dritte per cogliere l’ondata dei bisogni che cominciava ad emergere dalla popolazione. Poi però alle sentinelle è stato riservato un trattamento non proprio in linea con questo giudizio. In primo luogo le imposte comunali sono state considerate come «roba» dello Stato centrale, vista la disinvoltura manifestata nel prevedere abolizioni, rinvii, riduzioni senza troppo curarsi del parere e dei conti dei percettori di entrata. In secondo luogo, l’alluvione di sussidi, bonus ed altre agevolazioni ad personam, tipo reddito di emergenza, messe in cantiere nel prossimo Decreto Rilancio, non sfiora neppure i Comuni che, invece, proprio perché «sentinelle», avrebbero potuto incanalare le risorse alla popolazione, con maggiore cognizione di causa.
Poi c’è la questione della copertura delle perdite di entrata connesse all’emergenza pandemia. Firenze lamenta una perdita che potrebbe avvicinarsi ai 200 milioni nel 2020 e con una consistente ricaduta anche negli anni successivi. Da qui il lamento del sindaco Nardella che ricordava quali bisogni soddisfano le attività e i servizi cui sono destinate le entrate mancanti. Se si valuta l’ammontare del gettito nazionale delle imposte comunali che potrebbero essere falcidiate dall’emergenza si arriva a quasi 10 miliardi, per cui non è troppo sballata l’ipotesi di una perdita aggregata ben oltre i 5/6 miliardi solo nel 2020.
Ma qual è il trattamento riservato ai bilanci dei Comuni (le attente sentinelle) nel Decreto Rilancio? Un Fondo di 3,5 miliardi da ripartirsi secondo criteri e modalità stabiliti in un successivo decreto e da valutare in termini quantitativi in relazione alle effettive perdite appurate da una Commissione presso il Mef. Per accelerare il recupero di liquidità, il 30% del Fondo verrà subito ripartito in acconto in proporzione alle entrate per tributi e proventi da servizi e gestioni patrimoniali al 31 dicembre 2019. A consuntivo, sulle risultanze della Commissione, si effettueranno gli apporti definitivi, il 70% del Fondo, e i conguagli relativi. Nel frattempo però lo Stato continua a ridurre le entrate comunali motu proprio per cui questi interventi dovranno essere coperti dallo Fondo comunale Covid.
E il biennio 2021 e 2022 come verrà contemplato? I Comuni turistici non recupereranno i gettiti dei tributi di scopo relativi. Il governo sembra quasi voler rimuovere questa fastidiosa complicazione dei Comuni, che ha tutti i caratteri della bomba ad orologeria. La questione potrebbe essere risolta, preliminarmente, ampliando il Fondo e, poi, mettendo in atto un’ampia riforma della finanza locale che allargasse, in primo luogo, le fonti da cui desumere basi imponibili proprie dei Comuni, ampie e flessibili, e, in secondo luogo, ammettesse una diversa, più attuale, concezione dell’indebitamento comunale.