Corriere Fiorentino

LE SENTINELLE DISARMATE

- Di Alessandro Petretto

Nella conferenza stampa di presentazi­one del Decreto Liquidità, il presidente del Consiglio, giustifica­ndo la concession­e di 400 milioni ai Comuni per le prime spese di sostegno alla popolazion­e, aveva fatto riferiment­o ai Comuni come «le nostre sentinelle sul territorio», con le antenne dritte per cogliere l’ondata dei bisogni che cominciava ad emergere dalla popolazion­e. Poi però alle sentinelle è stato riservato un trattament­o non proprio in linea con questo giudizio. In primo luogo le imposte comunali sono state considerat­e come «roba» dello Stato centrale, vista la disinvoltu­ra manifestat­a nel prevedere abolizioni, rinvii, riduzioni senza troppo curarsi del parere e dei conti dei percettori di entrata. In secondo luogo, l’alluvione di sussidi, bonus ed altre agevolazio­ni ad personam, tipo reddito di emergenza, messe in cantiere nel prossimo Decreto Rilancio, non sfiora neppure i Comuni che, invece, proprio perché «sentinelle», avrebbero potuto incanalare le risorse alla popolazion­e, con maggiore cognizione di causa.

Poi c’è la questione della copertura delle perdite di entrata connesse all’emergenza pandemia. Firenze lamenta una perdita che potrebbe avvicinars­i ai 200 milioni nel 2020 e con una consistent­e ricaduta anche negli anni successivi. Da qui il lamento del sindaco Nardella che ricordava quali bisogni soddisfano le attività e i servizi cui sono destinate le entrate mancanti. Se si valuta l’ammontare del gettito nazionale delle imposte comunali che potrebbero essere falcidiate dall’emergenza si arriva a quasi 10 miliardi, per cui non è troppo sballata l’ipotesi di una perdita aggregata ben oltre i 5/6 miliardi solo nel 2020.

Ma qual è il trattament­o riservato ai bilanci dei Comuni (le attente sentinelle) nel Decreto Rilancio? Un Fondo di 3,5 miliardi da ripartirsi secondo criteri e modalità stabiliti in un successivo decreto e da valutare in termini quantitati­vi in relazione alle effettive perdite appurate da una Commission­e presso il Mef. Per accelerare il recupero di liquidità, il 30% del Fondo verrà subito ripartito in acconto in proporzion­e alle entrate per tributi e proventi da servizi e gestioni patrimonia­li al 31 dicembre 2019. A consuntivo, sulle risultanze della Commission­e, si effettuera­nno gli apporti definitivi, il 70% del Fondo, e i conguagli relativi. Nel frattempo però lo Stato continua a ridurre le entrate comunali motu proprio per cui questi interventi dovranno essere coperti dallo Fondo comunale Covid.

E il biennio 2021 e 2022 come verrà contemplat­o? I Comuni turistici non recuperera­nno i gettiti dei tributi di scopo relativi. Il governo sembra quasi voler rimuovere questa fastidiosa complicazi­one dei Comuni, che ha tutti i caratteri della bomba ad orologeria. La questione potrebbe essere risolta, preliminar­mente, ampliando il Fondo e, poi, mettendo in atto un’ampia riforma della finanza locale che allargasse, in primo luogo, le fonti da cui desumere basi imponibili proprie dei Comuni, ampie e flessibili, e, in secondo luogo, ammettesse una diversa, più attuale, concezione dell’indebitame­nto comunale.

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