«Io, una pm in isolamento Col figlio che scalpita»
Von Borries: il contatto con i giudici è un diritto del detenuto e in videoconferenza si perde
«C’è qualcosa chesi perde nel processo telematico, ed è il rapporto tra il detenuto e i giudici». Christine von Borries, pm a Firenze, racconta questi due mesi e mezzo di lockdown, tra udienze online e vita in famiglia. «Mio figlio 15enne a volte mi ha chiesto: ma quando torni in ufficio?».
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Durante questi due mesi in cui il mondo si è fermato lei ha fatto più cose di quante potesse immaginare. Ha sperimentato processi «virtuali» e ha creato nuove ricette in cucina, ha portato avanti il terzo romanzo che spera di pubblicare presto e ha scritto pensieri e riflessioni in un diario che nessuno leggerà mai. Christine von Borries fa la pm alla Procura di Firenze ed è specializzata in reati economici.
Come è cambiata la vita di un sostituto procuratore ai tempi del coronavirus?
«La giustizia non si è mai fermata, contrariamente a quello che qualcuno pensa. Ci sono state udienze rinviate e abbiamo ridotto la presenza in ufficio ma abbiamo anche lavorato da casa. Le convalide degli arresti, le direttissime e i processi con i detenuti sono stati fatti regolarmente ma in videoconferenza».
Un aspetto positivo in questa situazione forse possiamo trovarlo: l’accelerazione forzata del processo telematico.
«Sicuramente in questi mesi abbiamo fatto un salto in avanti. Abbiamo usato Teams per le direttissime o le convalide davanti al gip: abbiamo allestito una postazione in Procura per il pm di turno mentre la persona arrestata era in questura o nella caserma dei carabinieri e l’avvocato difensore nel suo studio».
Questa emergenza cambierà irreversibilmente la giustizia e la sua organizzazione? Arriveremo solo a processi telematici?
«Qualcosa di questa situazione possiamo certamente salvare ma non potrà essere solo quella la strada. Nei processi in videoconferenza manca il contatto diretto. Non sarebbe giusto per un detenuto vedere solo attraverso uno schermo giudice e pm, un sistema troppo artificioso. Anche per l’avvocato parlare con l’arrestato prima dell’udienza solo al telefono è sicuramente un limite. In questo momento si può fare perché prevale la tutela della salute ma deve essere l’eccezione. Se parliamo invece di un testimone fatto arrivare dall’altra parte d’Italia per un furto di un motorino allora è un’altra storia. E comunque non è sempre vero che si risparmia tempo con i processi a distanza. Le direttissime durano sicuramente di più. I problemi tecnici spesso rallentano le udienze. Oggi (ieri, ndr)
un fulmine ha disattivato il pc della questura e il processo è iniziato con tre ore di ritardo».
Com’è stato ritrovarsi a lavorare da casa per una persona come lei abituata a trascorre tutto il giorno tra ufficio e tribunale?
«Io mi sono adattata bene. Forse mio figlio di 15 anni si è sentito più controllato e qualche volta mi ha detto “perché non torni a lavorare in ufficio?”. Ma tutto sommato ce la siamo cavata, i ragazzi hanno risorse inaspettate, molto più di noi adulti. È stata l’occasione per stare più insieme e dialogare di più. E io che non sono una grande massaia mi sono ritrovata anche a provare nuove ricette».
E il lavoro tra ufficio e casa come è cambiato?
«I processi sono sicuramente tra le attività che assorbono più tempo a un pm perché le udienze vanno preparate, non si improvvisano. Con molti processi sospesi sicuramente una parte del lavoro si è ridotta. E questo è servito a smaltire gli arretrati senza troppi stress. Lavoro a parte sono riuscita a riprendere in mano il terzo romanzo della serie (il secondo è stato pubblicato l’11 marzo,
ndr) che avevo iniziato a scrivere la scorsa estate e che poi avevo abbandonato per mancanza di tempo. E poi ho scritto diverse pagine del mio diario, sul quale annoto da sempre quello che accade, per evitare di perderne la memoria.
Nel suo prossimo romanzo ci sarà spazio per la pandemia?
«In questo no, sono già arrivata a metà. Nel prossimo chissà, ci penserò».
Cosa le lascerà questo periodo?
«La consapevolezza di quanto siano preziosi i rapporti umani e di come tutto possa essere spazzato via in un attimo. Spero che resti alta l’attenzione alla natura, all’ambiente, all’importanza della sanità. Spero che saremo capaci di riflettere di più, senza lasciarci prendere dalla frenesia».
Cosa le è mancato di più in questi due mesi?
«Gli amici e la famiglia. Non è stato facile non vedere i miei genitori, lasciavo la spesa nell’androne di casa e andavo via. La prima cosa che farò appena possibile? Organizzare una cena con gli amici. Ma non vorrei essere io a cucinare».
❞ Collegamenti telematici Ieri un fulmine ha disattivato il pc della questura e abbiamo iniziato tre ore dopo
In famiglia Mio figlio 15enne si è sentito più controllato e mi ha detto: perché non torni in ufficio?