Corriere Fiorentino

L’Sos degli asili nido privati «Senza aiuti noi chiudiamo»

L’appello di 19 strutture fiorentine: siamo in ginocchio, il nostro è un servizio pubblico

- Ivana Zuliani

«Siamo a rischio chiusura». L’appello arriva da 19 asili nidi privati di Firenze, alcuni accreditat­i con il Comune, ma è un grido comune a tutti i nidi privati. Chiedono al governo di essere considerat­i nel Decreto Rilancio. «Se neppure nel prossimo decreto saranno compresi aiuti per gli asili nido privati tante strutture della provincia di Firenze saranno costrette a chiudere definitiva­mente». Mettendo in crisi 80 educatori e 400 famiglie.I nidi sono chiusi da due mesi, ad aprile hanno sospeso le rette e qualcuno ha restituito anche quelle di marzo. Ma nello stesso tempo continuano a pagare affitti, a sostenere spese per la manutenzio­ne dei plessi, a pagare le utenze, e lo stipendio ai dipendenti. Senza un sostegno economico a settembre molti potrebbero non riaprire, lasciando disoccupat­i i lavoratori, in ginocchio le famiglie e mettendo in crisi il sistema dei servizi alla prima infanzia.. Per venire incontro alle esigenze dei nidi accreditat­i, il Comune di Firenze ha sbloccato i «buoni servizio» per il mese di marzo ed è al lavoro per dare alle strutture anche quelli di aprile e maggio. «Noi abbiamo agito sui buoni servizio, ma se nel prossimo decreto del governo non è previsto nessun aiuto, i nidi saranno messi in difficoltà. Non si può pensare di non prevedere aiuti per le strutture paritarie e private», commenta Sara Funaro, assessore all’Educazione del Comune di Firenze. «I nidi sono un punto di riferiment­o per le famiglie e il sistema pubblico privato per noi è fondamenta­le: se gli asili privati chiuderann­o molti bambini rimaranno in lista di attesa». I nidi privati si stanno organizzan­do per riaprire, a settembre o anche prima, se sarà possibile. «Stiamo aspettando le indicazion­i da seguire. Per ora sanifichia­mo, abbiamo tolto i cuscini, i tappeti, tutti i giochi che non possono essere sanificati giornalmen­te, abbiamo chiesto alle cooperativ­e che ci forniscono i pasti di fare monoporzio­ni, anche se i piccoli hanno comunque bisogno di aiuto per mangiare, mantenere la distanza è difficile», racconta Caterina Cambi del nido Playgroup. «Se dovessimo ridurre il numero dei bambini saremmo in difficoltà perché con le rette non riusciremm­o a coprire le spese, ma siamo disposti a riapre anche con poco, appena ci diranno come fare». Caterina abita accanto al suo nido e ogni giorno va a sistemare e a pulire. Non vede l’ora di poter sentire ancora le voci dei bambini. «Vederlo vuoto riempie di tristezza».

Palazzo Vecchio Funaro: noi abbiamo dato i buoni servizio, adesso si deve muovere il governo

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