I reagenti per i tamponi dall’Ateneo al Farmaceutico
Il rettore Dei: «Dopo averli realizzati in via sperimentale vogliamo offrirli alla comunità»
Dalla sperimentazione alla produzione: i reagenti per i tamponi elaborati dall’Università di Firenze potrebbero essere presto fabbricati all’Istituto farmaceutico militare. Il rettore Luigi Dei ha inviato una lettera al colonnello che sovrintende lo stabilimento per chiedere se l’istituzione intenda produrre le soluzioni chimiche realizzate in queste settimane nell’ateneo.
«Non vogliamo un euro e non vogliamo far brevetti. Dopo averli realizzati in via sperimentale e averli forniti all’azienda ospedaliera di Careggi siamo stati contattati da qualche ditta farmaceutica, ma siamo una struttura pubblica e non intendiamo fare altro che mettere la nostra conoscenza al servizio della sanità», spiega il rettore.
La carenza di reagenti per rendere funzionanti i tamponi che individuano la positività al coronavirus è uno dei punti critici per il funzionamento del sistema nazionale di monitoraggio del contagio che vuole mettere in atto il governo. La denuncia pubblica del professor Andrea Crisanti, il virologo che guida la Regione Veneto durante l’emergenza, aveva portato alla luce nei giorni scorsi la problematica diffusa dei kit di tamponi incompleti. Dopo il suo intervento il commissario all’emergenza Domenico Arcuri aveva annunciato una gara per ottenere il maggior numero di reagenti possibili. A questa corsa emergenziale alla produzione potrebbe a questo punto partecipare anche Firenze, dato che l’ateneo è tra i pochi istituti al mondo ad essere in grado di autoprodurre questa sostanza tanto preziosa per la microbiologia applicata al Covid-19 (e così difficile da reperire).
«Il protocollo di Careggi — approfondisce il rettore Dei, che peraltro è professore ordinario di Chimica — consta di cinque diversi reagenti: quando qualche settimana fa ci è stato richiesto di lavorare sulla formulazione, siamo riusciti a concepire un prodotto che avesse performance soddisfacenti. Ne abbiamo prodotti alcuni litri, l’ultima consegna l’abbiamo fatta all’ospedale qualche giorno fa».
Nelle stesse ore le sostanze sono state approfondite da Sandra Furlanetto — docente di Chimica analitica — e da Giuseppe Pieraccini — direttore tecnico del Centro di servizi di spettrometria di massa dell’ateneo — che hanno individuato la formulazione dei quattro reagenti rimanenti.
«Questa mattina — conclude il rettore — ho firmato una lettera che è stata inviata al colonnello dell’Istituto farmaceutico militare perché noi non possiamo e non vogliamo produrre a livello industriale le sostanze: ci è sembrato che un partner istituzionale pubblico all’altezza di questo compito fosse proprio l’Istituto. Per conoscenza abbiamo inviato il messaggio anche al ministero della Salute e alla Protezione civile nazionale: è giusto che sappiano che c’è anche questa soluzione».