La riapertura triste del centro
Metà saracinesche restano abbassate. Confcommercio: è in bilico un esercizio su tre
Ore 9,50, piazza della Repubblica, Firenze. Mancano ancora 40 minuti all’apertura, dopo quasi tre mesi, del grande negozio di Zara. Ma la coda fa già presagire il mezzo assalto dopo la crisi da shopping causata dal lockdown. Ci sono già venti ragazze pronte a entrare. C’è chi scalpita, c’è chi è arrivata poco prima delle 9 come Enrica: «Ero convinta che aprisse alle 9, volevo essere la prima».
C’è chi ha vestiti ricevuti per il compleanno, comprati online nei giorni del lockdown, e ora deve cambiarli. E c’è chi, semplicemente, ha voglia di tornare a fare compere. «Ebbene sì, ho visto le immagini a Zara di Parigi e ho sentito clienti presi in giro, ma io non ci trovo proprio niente di male, semmai ci vedo la voglia di ricominciare a vivere. E anche comprare vestiti, dopo due mesi senza acquisti e senza novità, fa parte di questa rinascita». Anche un’altra signora la pensa allo stesso modo: «Ho tanta voglia di comprare vestiti estivi, non so esattamente cosa comprerò, ma sicuramente qualcosa di colorato, in linea con la stagione». Ma Zara è l’eccezione in centro, perché quasi nessuno ha la fila. E anzi molti sono ancora chiusi, come Gutteridge in piazza Signoria, che ha tolto insegne e pure gli arredi interni. Qualche persona in coda alla Rinascente, dove le vetrine invitano: «Non siamo fatti per fermarci, ma solo per ripartire, ancora più forti». Gli ingressi sono scaglionati: «Quando vediamo che c’è troppa gente, blocchiamo gli ingressi sulla strada, sarà inevitabile un po’ di coda». Riapre anche H&M, con un addetto che misura strisce gialle e nere per distanziare le persone in fila, e riapre anche Benetton Por Santa Maria. La titolare, quando le si chiede il suo stato d’animo, si mette a piangere: «Scusate — dice coprendosi gli occhi con il guanto — ma era da tantissime settimane che aspettavo questo momento, per me il negozio è come una casa». Una volta provato un capo di abbigliamento, viene lavato con spruzzate di ozono e, dopo qualche decina di minuti, è già pronto ad essere di nuovo esposto e riutilizzato. Se le grandi catene fanno affari, lo stesso non accade nei piccoli negozi. I clienti sono pochissimi, tranne in rari casi, e le saracinesche rimaste abbassate in centro sono tante già a colpo d’occhio. Almeno la metà, confermano da Confcommercio. Il sindaco Dario Nardella invece è ottimista: «Il 90% sta riaprendo ed è un buon segnale anche se tutti sono consapevoli delle difficoltà, per la mancanza di turisti, per le distanze da rispettare in ristoranti e bar. Se c’è necessità di restare chiusi e di prendere più tempo va bene». «Il timore — spiega invece Franco Marinoni, direttore di Confcommercio — è che da qui alle prossime settimane il 30 per cento delle attività, soprattutto quelle della ristorazione, morirà: intervenga il governo».
Chiusi restano gli orafi di Ponte Vecchio, almeno fino al 3 giugno. «Abbiamo preferito non riaprire perché fino a pochi giorni fa non c’erano linee guida sufficientemente chiare», spiega Giuditta Biscioni, presidente dell’associazione Ponte Vecchio. Semivuoti i bar. Molti di questi — da Robiglio a Gilli, dalle Giubbe Rosse a Paskowski — sono chiusi, alcuni di loro anche per avvantaggiarsi con lavori di ristrutturazione. Aperto invece Rivoire in piazza Signoria, con tavoli all’aperto distanti 4 metri e plexiglas tra bancone e clienti: «Così siamo al sicuro, quanto ai clienti pochissimi finora, senza turismo sarà dura». Aperta la pasticceria Cosi all’arco di San Pierino, che sul bancone ha messo piccoli cerchi distanziati un metro su cui si può appoggiare brioche e caffè, con un divisorio per ogni cliente. Sconforto tra i ristoratori, quasi nessuno ha riaperto, al massimo si continua a servire da asporto. Popolato invece il grande dehor esterno di Za Za, in San Lorenzo, con almeno 15 clienti a pranzo. Aperto Palle d’oro in via Sant’Antonino, ma senza sedie occupate. Aperti anche i vinaini, ma i clienti si vedono raramente. E così molto locali, nonostante la riapertura, restano vuoti.
In Sant’Ambrogio oltre a frutta e verdura sono tornate le bancarelle dei vestiti, ma spostate in piazza Annigoni, al mercato delle Pulci, per evitare assembramenti.
Sindaco ottimista Nardella: il 90% degli esercizi riapre, anche se le difficoltà restano
Una coda e basta Da Zara alcuni in attesa già prima dell’apertura «Sì, faccio shopping: è ricominciare a vivere»