LA STUPIDITÀ È CONTAGIOSA
L’inversione di rotta operata venerdì scorso dal governo nell’arco di poche ore sulle riaperture dei bar, dei ristoranti e degli stabilimenti balneari è stata una clamorosa prova di inefficienza e improvvisazione. Lasciamo da parte per ora il merito delle decisioni (il lunedì libera tutti). È il metodo che sconcerta. Al mattino il presidente del Consiglio si era presentato alla conferenza Stato-Regioni su una posizione di cautela, favorevole a quello scaglionamento delle riaperture che sollecitava anche il governatore della Toscana, Enrico Rossi. A sera la linea si era completamente capovolta, come chiedeva il governatore dell’EmiliaRomagna, Stefano Bonaccini, preoccupato dalle tensioni sociali che le chiusure delle attività stavano provocando. Vuole dire che nel momento decisivo in cui si doveva definire come e quando far ripartire gran parte del Paese il governo si è mosso come le canne al vento, senza un orientamento preciso e saldo, nonostante la pletora di task force e di esperti di cui in questi mesi si è circondato. Esattamente l’opposto di quanto i cittadini si aspetterebbero. E cioè competenza, chiarezza, coerenza.
Quanto al merito, c’era da aspettarsi un discorso che segnasse il percorso di uscita dall’emergenza basato su criteri di massima sicurezza.
E invece, come ha notato Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera di domenica, Conte neppure ha accennato alla «strategia delle tre T» (test, tamponi, tracciamento) che secondo gli scienziati era la strada maestra da percorrere nella stagione della convivenza (forzata, ma obbligata) con il coronavirus.
Più che una iniezione di fiducia, tutto il discorso del presidente del Consiglio è sembrato piuttosto un’invocazione della buona sorte in presenza di un pericolo reale ancora grave, accompagnata dalle solite raccomandazioni ai cittadini di non mollare sulle auto-protezioni (distanze e mascherine). È un quadro tutt’altro che rassicurante. L’isolamento di Rossi nello scacchiere delle Regioni non può essere né motivo di compiacimento né di sdegnata solidarietà. Diciamo la verità: i tre scaglioni di riaperture pensati dal nostro governatore erano troppo ravvicinati per essere convincenti sul piano sanitario; ma come definire il via libera di Roma a bar e ristoranti appena pochi giorni dopo che il governo aveva fatto ricorso contro la governatora calabrese Santelli per la stessa decisione? Così è comunque. Però. Però sabato notte all’una si alzavano ancora clamori da piazza Santo Spirito, in perfetta continuità con la malamovida ante virus. E le foto dimostrano che chi era lì a tutto pensava tranne che a mantenere il necessario distacco dagli altri. Domenica è stata la volta degli assembramenti davanti alle gelaterie. Era già tutto previsto, per dirla con le parole di una celebre canzone. Ma non è una condizione sufficiente per subire le ondate di irresponsabilità. Il governo, bene o male, ha deciso. Le norme stanno in Gazzetta Ufficiale. Significa che prefetti, questori e sindaci, con i vigili (Nardella ha tra l’altro spinto parecchio per riaprire tutto da ieri) devono garantire con le buone o con le cattive il rispetto delle regole per sventare una possibile nuova impennata di contagi. Liberi tutti sì, ma non di ammalarsi per i soliti irresponsabili che la fanno da padroni nelle nostre città.