Corriere Fiorentino

BOBOLI, IL POTERE E L’INCANTAMEN­TO

Altro tour Prima puntata di un viaggio alla riscoperta dei luoghi d’arte pronti a riaprire dopo l’emergenza A guidarci Cristina Acidini. Via con il parco urbano di Firenze: «Qui i governanti hanno lasciato la loro firma»

- Di Chiara Dino

Alla riscoperta dei luoghi d’arte pronti a riaprire dopo un lungo periodo di stop insieme a Cristina Acidini. La prima tappa è il Giardino di Boboli, il «parco urbano» della città, che si potrà visitare dal 22 maggio. «A Boboli è presente la più completa narrazione politica e artista della città».

Il suo sguardo gira a 360 gradi quando varca l’ingresso del Giardino di Boboli. E il marchio di fabbrica di quello sguardo lo si riconosce all’istante perché si sofferma emozionato ogni qual volta incontra qualche esemplare dell’immenso patrimonio scultoreo che qui si custodisce da secoli.

Cristina Acidini ci accompagne­rà nella lenta riappropri­azione dei luoghi dell’arte della città di Firenze, condividen­do con noi l’emozione che le suscita la riscoperta «con occhi nuovi» di «siti noti». La prima tappa non poteva che portarci nel «parco urbano» di Firenze, il primo a riaprire, il 22 maggio, dopo la lunga chiusura per l’emergenza Covid-19. «A saperlo ascoltare e guardare è il luogo dove è presente la più completa narrazione della storia artistica e politica di Firenze, tra i Medici e i Lorena. Noi lo pensiamo come statico e musealizza­to. E invece le dinastie governanti hanno voluto lasciare qui la propria firma. È un giardino con una doppia anima, quella più rinascimen­tale collegata a Palazzo Pitti e protesa verso Forte Belvedere con il grande Anfiteatro in centro. E quell’altra, che dall’Anfiteatro si volge in direzione Porta Romana, più barocca». L’incantamen­to lo si prova ovunque si decida di volgersi e avere una mappa – su Internet se ne trovano tante - ci verrà d’aiuto.

Camminando con le spalle a Palazzo Pitti ci viene incontro l’itinerario più spettacola­re. In linea retta ci imbattiamo innanzi tutto «nell’Anfiteatro costruito dopo l’acquisto del palazzo e della collina da parte di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici. Poi arriva la Fontana del Forcone o del Nettuno e poi la statua dell’Abbondanza per cui Giambologn­a si ispirò alla moglie di Francesco I, Giovanna d’Austria». A ogni tappa il suo racconto:«L’Anfiteatro — ci suggerisce la storica dell’arte — va pensato nella sua evoluzione dettata dal cambiare del governante al potere e soprattutt­o nella sua funzione. I mutamenti sono stati costanti: l’obelisco che oggi sta al centro è giunto a Boboli, per volere del Granduca Pietro Leopoldo, da Villa Medici a Roma. Lo fece arrivare via mare, da Ostia a Livorno, in un viaggio durato 50 anni perché ostacolato anche dalla presenza del dominio napoleonic­o in Toscana. La Fontana dell’Oceano che anticament­e si trovava qui, invece ebbe sorte opposta e nel XVII secolo, fu spostata

❞ È un giardino con una doppia anima: quella più rinascimen­tale collegata a Palazzo Pitti e protesa verso il Forte con il grande Anfiteatro in centro. E quell’altra, che dall’Anfiteatro si volge in direzione Porta Romana, più barocca

verso la Vasca dell’Isolotto. Ma se queste sono consideraz­ioni storico-artistiche è la ragione stessa della sua presenza che va evocata per coglierne appieno il senso. L’Anfiteatro — prosegue— era un luogo animato e festoso che doveva accogliere raduni, riceviment­i, spettacoli».

Salendo più su La fontana del Nettuno lascia al posto alla statua dell’Abbondanza. E anche questa ha una sua storia che merita una piccola digression­e. Cristina Acidini la chiama la «statua riciclata, perché in origine doveva stare in cima a una colonna in piazza San Marco, mai arrivata a destinazio­ne e rimasta nel cortile dell’Accademia di Belle Arti dove riposa ancora sdraiata». E aggiunge: «Ovunque vi volgiate scoprirete che qui non c’è nulla di cristalliz­zato: le statue che Francesco I aveva portato nell’amata Villa di Pratolino, per esempio, alla sua morte, furono spostate a Boboli dal fratello Ferdinando. Ora sono nel Museo del Bargello».

Altro itinerario, altre suggestion­i: stavolta con la nostra guida andiamo alla ricerca di emozioni più segrete, di anfratti a uso e consumo di pochi, della famiglia stretta e dei più intimi amici della cerchia granducale. «Sulla sinistra, rispetto all’ingresso da Palazzo Pitti, ci avviciniam­o alle grotte: la prima, subito dopo il piazzale di Bacco, è quella del Buontalent­i, voluta da Francesco I, un capolavoro dotato di tre camere: la prima, quella più grande, abitata dal suo popolo rustico di agricoltor­i e pastori e abbellita dalle pitture del Poccetti alle pareti e da giochi d’acqua. La seconda, un poco più piccola, dove è evocata la storia di Elena e della guerra di Troia. E la terza con la splendida Venere del

Giambologn­a insidiata da un gruppo di satiri». Restando da questo lato del parco, ma avanzando un po’, come per andare verso Forte Belvedere, la Grotta di Madama merita una sosta. «È la più antica ed è un gioiello dell’arte — osserva Acidini — e anche la sua decorazion­e ci parla della storia di Firenze». Un occhio vergine la guarda e riconosce la ridondanza delle decorazion­i che evocano le concrezion­i legate ai giochi d’acqua — stalattiti e stalagmiti — e le capre». Un occhio allenato vede qualcosa in più: «Zeus, ancora in fasce, era stato allattato dalla capra Amaltea a cui lo aveva consegnato la madre, Rea, per salvarlo dal padre, Crono, che intendeva divorarlo. Questa storia voleva evocare il destino analogo occorso a Cosimo I de’ Medici che, morto il padre Giovanni delle Bande Nere, prima di assumere il potere della città diventando Duca di Firenze, fu allevato appartato e tranquillo nella Villa di Castello. Il piccolo Cosimo, insomma assimilato al piccolo Zeus». Il nostro giro prosegue, avendo buon fiato e una bottiglia d’acqua, verso il lato opposto, in direzione Porta Romana. «Anche qui siamo nel luogo della socialità e delle feste: la vasca dell’Isola con la Fontana dell’Oceano al centro, le sue statue e le sue conche di agrumi fioriti, è sempre stata un luogo di ristoro amato dai granduchi e dai fiorentini». Ma chi entrerà a Boboli, conclude la nostra guida, «non sottovalut­i le tante specie botaniche che costellano il giardino. Boboli infine ospita numerosi animali che qui vivono in una sorta di Eden, a cominciare dalla colonia felina».

 ??  ?? Uno scorcio del Giardino di Boboli
Uno scorcio del Giardino di Boboli
 ??  ??
 ??  ?? In alto la statua dell’ Abbondanza vista di spalle (@UffiziGall­eries)
A sinistra la fontana del Nettuno e sotto un particolar­e dell’Anfiteatro
In alto la statua dell’ Abbondanza vista di spalle (@UffiziGall­eries) A sinistra la fontana del Nettuno e sotto un particolar­e dell’Anfiteatro
 ??  ??
 ??  ?? Il ritorno all’arte
Il ritorno all’arte

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy