Corriere Fiorentino

Chiusi in attesa di prenotazio­ni L’Orcagna aspetta le famiglie

Il titolare Zoppi: «Con metà camere piene riapro, altrimenti non mi è possibile»

- L.A.

«Siamo foglie portate dalla corrente, non siamo salmoni che la risalgono, in questo momento ci sentiamo così: piccoli e fragili». Giona Zoppi dal 1996 è alla guida dell’Hotel Orcagna, due stelle al civico 57/59 della omonima strada del quartiere 2 tra il Lungarno Colombo, via Gioberti e piazza Beccaria a Firenze. Con diciotto camere e cinque dipendenti, oggi in cassa integrazio­ne, l’albergo di quattro piani, ha chiuso al pubblico lo scorso 8 marzo per l’emergenza Coronaviru­s.

Adesso ha la possibilit­à di riaprire. Ma sono tanti i punti interrogat­ivi e le preoccupaz­ioni. Giona Zoppi si chiede quale sia la reale sostenibil­ità di stare sul mercato per una struttura come la sua, di piccole dimensioni.

«A prescinder­e da cosa è consentito per legge, ho deciso che apriremo solo quando avremo un numero congruo di prenotazio­ni — spiega Zoppi — le prenotazio­ni dovranno corrispond­ere almeno ad un 50 per cento della nostra capacità ricettiva. Prima non sarà possibile. Qualcosa timidament­e si sta muovendo da quando sono state chiarite le date di apertura dei confini, ma ancora è presto. Dal punto di vista della salute ci siamo già attrezzati ed abbiamo sostenuto con tranquilli­tà i relativi costi».

Dalla sanificazi­one ai dispositiv­i utili al personale, mascherine e guanti, ai prodotti per pulire gli ambienti come alcool e candeggina. «Abbiamo comprato anche due macchinari generatori di ozono — spiega — utili a sanificare l’aria. Faremo corsi per il personale in modo che i protocolli siano rispettati e nel nostro piccolo abbiamo già previsto come poter gestire le aree comuni dell’hotel per garantire ai clienti la tutela della propria salute nel rispetto del distanziam­ento sociale. Penso alla sala delle colazioni, in cui possiamo prevedere turni precisi per gli ospiti in base a regole di buon senso. Si potrà dare un orario alle camere in base alle necessità di uscita al mattino. E potremo vendere le camere senza la colazione o proporre di farla in stanza. Il problema non è questo, finché si tratta di lavorare su quello che possiamo fare è semplice. Il punto interrogat­ivo sta nel poter contare o meno su una domanda, sull’effettivo ritorno delle persone in città anche se qualcuno inizia a scriverci». Fino al pre Covid l’hotel Orcagna, specchio della ricettivit­à fiorentina, viveva infatti di turismo. «Il nostro Hotel dopo la crescita di un turismo italiano degli anni ‘Settanta e Ottanta,negli anni ‘90 ha visto l’arrivo di un’utenza fatta anche di lavoratori del comparto fiere e commercio, fetta di mercato che oggi complice la possibilit­à di lavorare in remoto e di spostament­i in giornata, rappresent­a solo il 10 per cento».

In compenso, con la globalizza­zione e la possibilit­à di prenotare online il due stelle ha cominciato a lavorare con il mondo. Un turismo fatto di famiglie in arrivo da «tutta Europa ma anche dal Perù e solo la scorsa estate dall’Arabia Saudita, occupava stabilment­e la struttura da marzo a settembre. Adesso non so quando si potrà di nuovo fare affidament­o su questa tipologia di clienti. Immagino e spero che ci siano gli italiani e comunque noi li aspettiamo».

❞ In questo momento ci sentiamo piccoli e fragili e non so se potremo contare davvero su un’effettiva domanda di turisti

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