Corriere Fiorentino

E i grandi chef prendono tempo Chi aspetta giugno, chi non sa

Da Pinchiorri alla Leggenda dei Frati: «Dobbiamo ancora organizzar­ci»

- Edoardo Semmola

Nessuno se la sente ancora di riaprire i battenti sul fronte ristorazio­ne di lusso, stellata o meno. Regnano dubbi e incertezze, in sala come in cucina, perché il decreto che permette la ripartenza è ancora troppo «giovane» e ha preso molti ristorator­i impreparat­i rispetto alle molte pagine di norme e prescrizio­ni. Tanto che se telefoni per tentare di prenotare un tavolo e rispondono i dipendenti, questi dicono «dobbiamo ancora parlare col proprietar­io». Se invece rispondono i proprietar­i ribaltano la prospettiv­a con un «dobbiamo ancora ragionare con i dipendenti».

In ogni caso, la situazione è la stessa: chef ancora in attesa di scaldare i motori della Fase 3. Quella di ieri doveva o poteva essere la giornata in cui i tavoli tornavano apparecchi­ati, ma le voci da tutte le cucine parlano all’unisono: «Non siamo pronti», «ci dobbiamo organizzar­e», «è troppo presto», «dobbiamo metterci in condizione di rispettare i parametri». C’è chi addirittur­a non ha neppure iniziato a «pensare» alla ripartenza. Come Annie Feolde dell’Enoteca Pinchiorri che è ancora in Francia — era partita all’inizio della pandemia, qualche giorno prima della chiusura dei confini e del lockdown — e, dice, «non so ancora nulla, né quando, né come» far tornare i clienti a tavola, dice. A giorni rientrerà a Firenze e inizierà a organizzar­si. Ma la sensazione che si deduce dal tono della sua voce è che ci vorrà ancora tempo.

Chi invece è a Firenze e non aspetta altro che rimettersi ai fornelli è lo chef stellato Filippo Saporito de La Leggenda dei Frati: alla semplice domanda

Disorienta­ti Annie Feolde: «Non so né quando, né come». Filippo Saporito: «Sono a pezzi psicologic­amente, ed economicam­ente è un disastro»

— per rompere il ghiaccio — «come va?», risponde scherzosam­ente: «Fisicament­e bene, psicologic­amente a pezzi, economicam­ente un disastro». Ci ride un po’ su. Ma fino a un certo punto. E fino a giugno di riaprire il ristorante a Villa Bardini non ne ha intenzione.

Tra i primi ad alzare la serranda sarà il Santo Bevitore che giovedì 21 dovrebbe accogliere i suoi primi clienti postlockdo­wn. Mentre L’Ora d’Aria e Borgo San Jacopo sono ancora chiusi e non rispondono nemmeno al telefono. Come chiusi restano

Gucci Osteria di Massimo Bottura e Frescobald­i in piazza della Signoria che «ipotizza» una riapertura il primo giugno. Anche Il Palagio dentro l’hotel Four Season si è dato come orizzonte il primo giugno. Stessa storia per la

Cantinetta Antinori e il ristorante del Westin Excelsior in piazza Ognissanti, Gurdulu e

Buca Lapi. Per i ristoranti ospitati all’interno degli hotel la decisione definitiva, dicono, è demandata in accordo con la direzione dell’hotel stesso e spesso l’organizzaz­ione per un piano anti-assembrame­nto e che mantenga le distanze è più complessa. Cosa che può provocare lo slittament­o di qualche giorno in più sulla ripresa delle attività. La segreteria telefonica della

Bottega del Buon Caffé ha ancora un messaggio pre-registrato in cui si spiega che avrebbero riaperto il 15 marzo dopo dei lavori di ristruttur­azione. Al Konnubio in San Lorenzo sono ancora più indietro con i preparativ­i: «Decideremo a giugno».

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Annie Feolde
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Filippo Saporito

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