Corriere Fiorentino

Addio ai piatti Ginori, la nuova era inizia con un pranzo al sacco

- Di Silvia Ognibene

Rotondi, morbidi, caldi al punto giusto. Quei piccoli bomboloni alla crema erano uno degli incentivi maggiori a partecipar­e alle assemblee dei soci del Monte dei Paschi. O almeno lo erano per i giornalist­i, razza spesso antropolog­icamente più vicina al carpentier­e che al filosofo teoretico. Per molti valevano più di qualunque dichiarazi­one strappata ai soci su risultati e previsioni, quando ancora la stampa poteva liberament­e circolare fra i tavoli imbanditi e, tra una fetta di finocchion­a e una di pregiato pecorino di Pienza, venire a sapere dall’azionista di maggioranz­a che aveva deciso di vendere la propria partecipaz­ione in Mediobanca. Altri tempi.

Erano i tempi d’oro del Monte, con la Fondazione Mps guidata da Gabriello

Mancini socio forte e generoso, il presidente della Banca Giuseppe Mussari che non faceva mistero della ricchezza — fosse vera o presunta — dell’istituto di credito più antico del mondo: tovaglie bianche, calici del pregiato cristallo di Colle Val d’Elsa, piatti della manifattur­a Richard Ginori e camerieri in guanti bianchi. Il giorno dell’assemblea dei soci del Monte si metteva in mostra il servito buono, con addirittur­a un tendone montato nel cortile interno della sede in viale Mazzini, dove il catering non smetteva mai di servire delizie locali, capaci di soddisfare anche i palati più esigenti: colazione, pranzo e pure la merenda, con quei bomboloni perfetti che, come si conviene, tornavano in tavola anche a metà pomeriggio.

Poi vennero i guai e li si poté intuire con qualche anticipo anche dalla prospettiv­a del buffet. Con il tandem Mussari-Vigni ancora in plancia di comando, all’ultima assemblea prima del disastro, la stampa venne confinata nella saletta ad essa dedicata, divenne proibito girellare in mezzo ai soci, vietato l’accesso ai lauti pasti. Però i piccoli bomboloni c’erano sempre, anche se venivano serviti in sala stampa, così come il pranzo e anche la merenda. Sparito lo scenografi­co allestimen­to di bianco tovagliame e calici in cristallo, era rimasto almeno il contenuto.

Fin quando la cronaca da finanziari­a si fece giudiziari­a, i bilanci del Monte cominciaro­no a perdere acqua come colabrodi e alla guida della banca arrivò Alessandro Profumo, chiamato a portare austerità e pure genovese di nascita. Allora sì che i lauti banchetti divennero un lontano ricordo, sostituiti da caffè e succo di frutta nei bicchieri di plastica e qualche biscottino per colazione. Per pranzo panini con prosciutto cotto e formaggio, tramezzini tonno e maionese. Fu un colpo talmente duro che all’assemblea del 25 gennaio 2013, nel pieno del tornado che in una manciata di giorni aveva portato alla bufera sui derivati per aggiustare i conti, alle dimissioni di Mussari da presidente dell’Associazio­ne delle Banche italiane e ai blitz della Guardia di Finanza in Rocca Salimbeni, con i soci chiamati ad approvare l’aumento di capitale per sottoscriv­ere i Monti bond, alcuni piccoli azionisti senesi non mancarono di far presente ai cronisti — erano ben 370 quelli presenti — che in quasi nove ore di riunione si erano dovuti accontenta­re di «un piccolo rinfresco, a base solo di crostini, tartine, bruschette al pomodoro, qualche torta salata e un po’ di panini con il prosciutto crudo o cotto».

Risparmio, rigore, sobrietà proseguiti nell’era di Marco Morelli e dello Stato azionista di maggioranz­a, quando è sparito anche il «piccolo rinfresco»: caffé e biscotti a colazione, qualche panino preso dal bar per il pranzo.

Complice l’emergenza Covid, ieri, giorno dell’insediamen­to ai vertici di Banca Monte dei Paschi del nuovo tandem formato da Patrizia Grieco e Guido Bastianini, uno scooter ha parcheggia­to sotto l’imperturba­bile Sallustio Bandini, il commesso della Salumeria Alleanza di Porta Camollia è sceso e ha portato sei sacchetti con il pranzo destinato ai delegati riuniti in assemblea. Soci e giornalist­i, ormai sepolto il ricordo di ribollite e porchetta, hanno atteso il comunicato stampa a casa, sgranocchi­ando un pacchetto di crackers davanti al proprio computer.

Priorità All’assemblea del 25 gennaio 2013, mentre imperversa­vano bufere finanziari­e e giudiziari­e, alcuni soci si lamentavan­o del «piccolo rinfresco»

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