Addio ai piatti Ginori, la nuova era inizia con un pranzo al sacco
Rotondi, morbidi, caldi al punto giusto. Quei piccoli bomboloni alla crema erano uno degli incentivi maggiori a partecipare alle assemblee dei soci del Monte dei Paschi. O almeno lo erano per i giornalisti, razza spesso antropologicamente più vicina al carpentiere che al filosofo teoretico. Per molti valevano più di qualunque dichiarazione strappata ai soci su risultati e previsioni, quando ancora la stampa poteva liberamente circolare fra i tavoli imbanditi e, tra una fetta di finocchiona e una di pregiato pecorino di Pienza, venire a sapere dall’azionista di maggioranza che aveva deciso di vendere la propria partecipazione in Mediobanca. Altri tempi.
Erano i tempi d’oro del Monte, con la Fondazione Mps guidata da Gabriello
Mancini socio forte e generoso, il presidente della Banca Giuseppe Mussari che non faceva mistero della ricchezza — fosse vera o presunta — dell’istituto di credito più antico del mondo: tovaglie bianche, calici del pregiato cristallo di Colle Val d’Elsa, piatti della manifattura Richard Ginori e camerieri in guanti bianchi. Il giorno dell’assemblea dei soci del Monte si metteva in mostra il servito buono, con addirittura un tendone montato nel cortile interno della sede in viale Mazzini, dove il catering non smetteva mai di servire delizie locali, capaci di soddisfare anche i palati più esigenti: colazione, pranzo e pure la merenda, con quei bomboloni perfetti che, come si conviene, tornavano in tavola anche a metà pomeriggio.
Poi vennero i guai e li si poté intuire con qualche anticipo anche dalla prospettiva del buffet. Con il tandem Mussari-Vigni ancora in plancia di comando, all’ultima assemblea prima del disastro, la stampa venne confinata nella saletta ad essa dedicata, divenne proibito girellare in mezzo ai soci, vietato l’accesso ai lauti pasti. Però i piccoli bomboloni c’erano sempre, anche se venivano serviti in sala stampa, così come il pranzo e anche la merenda. Sparito lo scenografico allestimento di bianco tovagliame e calici in cristallo, era rimasto almeno il contenuto.
Fin quando la cronaca da finanziaria si fece giudiziaria, i bilanci del Monte cominciarono a perdere acqua come colabrodi e alla guida della banca arrivò Alessandro Profumo, chiamato a portare austerità e pure genovese di nascita. Allora sì che i lauti banchetti divennero un lontano ricordo, sostituiti da caffè e succo di frutta nei bicchieri di plastica e qualche biscottino per colazione. Per pranzo panini con prosciutto cotto e formaggio, tramezzini tonno e maionese. Fu un colpo talmente duro che all’assemblea del 25 gennaio 2013, nel pieno del tornado che in una manciata di giorni aveva portato alla bufera sui derivati per aggiustare i conti, alle dimissioni di Mussari da presidente dell’Associazione delle Banche italiane e ai blitz della Guardia di Finanza in Rocca Salimbeni, con i soci chiamati ad approvare l’aumento di capitale per sottoscrivere i Monti bond, alcuni piccoli azionisti senesi non mancarono di far presente ai cronisti — erano ben 370 quelli presenti — che in quasi nove ore di riunione si erano dovuti accontentare di «un piccolo rinfresco, a base solo di crostini, tartine, bruschette al pomodoro, qualche torta salata e un po’ di panini con il prosciutto crudo o cotto».
Risparmio, rigore, sobrietà proseguiti nell’era di Marco Morelli e dello Stato azionista di maggioranza, quando è sparito anche il «piccolo rinfresco»: caffé e biscotti a colazione, qualche panino preso dal bar per il pranzo.
Complice l’emergenza Covid, ieri, giorno dell’insediamento ai vertici di Banca Monte dei Paschi del nuovo tandem formato da Patrizia Grieco e Guido Bastianini, uno scooter ha parcheggiato sotto l’imperturbabile Sallustio Bandini, il commesso della Salumeria Alleanza di Porta Camollia è sceso e ha portato sei sacchetti con il pranzo destinato ai delegati riuniti in assemblea. Soci e giornalisti, ormai sepolto il ricordo di ribollite e porchetta, hanno atteso il comunicato stampa a casa, sgranocchiando un pacchetto di crackers davanti al proprio computer.
Priorità All’assemblea del 25 gennaio 2013, mentre imperversavano bufere finanziarie e giudiziarie, alcuni soci si lamentavano del «piccolo rinfresco»