Senza fase 2
Giani e Ceccardi, i candidati congelati nel pre-Covid
Prima scena. Eugenio Giani è con il sindaco di Aulla Roberto Valettini. Sorride, racconta, annuisce. «Con lui — dice il presidente del Consiglio regionale e candidato governatore del centrosinistra — per la prima volta ho visitato la Fortezza della Brunella, sopra Aulla, che ci ricorda come i Medici, prima di concepire quello che poi fu il Granducato di Toscana, con il babbo di Cosimo I, con Giovanni delle Bande Nere, avevano tentato proprio a partire da questa bellissima fortezza di costruire una contea… Ecco io credo che la Fortezza vada ristrutturata». Ora è Valettini che sorride e annuisce.
Seconda scena. Susanna Ceccardi va all’attacco del governo sulla regolarizzazione degli immigrati. «Ogni giorno — dice l’eurodeputata e candidata governatrice della Lega — ascoltiamo le categorie, l’economia reale, ieri un imprenditore a Napoli si è suicidato. E il governo cosa fa? Pensa a regolarizzare 600 mila clandestini!». E poco più tardi torna alla carica, casomai il concetto non fosse abbastanza chiaro: «La priorità non sono gli immigrati, sono gli italiani senza lavoro!».
Un dubbio viene, ascoltando i due principali candidati in corsa per la presidenza della Regione. Ma la fase 2, per la politica toscana, quando comincia di preciso? Perché se non fosse per il contesto (Giani parlava del rilancio del turismo in crisi a causa del Covid19, Ceccardi della sanatoria per far fronte alle richieste degli agricoltori, rimasti senza addetti a causa del blocco delle frontiere durante l’emergenza sanitaria), tutto o quasi della campagna delle Regionali 2020 sembrerebbe fermo alla fase zero, al mondo prima del coronavirus. Stesse parole d’ordine, stessi toni, stesse strategie, come se i candidati fossero imprigionati in un’altra epoca, novelli Marty McFly che non riescono a ritornare al loro presente.
E allora: se prima del Covid Giani si era presentato come l’aspirante «sindaco della Toscana», dopo aver costruito il suo consenso visitando ogni singolo Comune toscano e imparandone a memoria almeno una chicca storico-culturalefolkloristica, cosa fa oggi? Organizza un fittissimo programma di dirette Facebook coi sindaci Pd di tutta la Toscana, ad un ritmo notevolmente superiore a quello tenuto da Vasco Rossi nel «Fronte del palco tour» del 1990/1991. Ma a differenza del rocker più famoso d’Italia il candidato del centrosinistra è ben attento a non ferire alcuna sensibilità: e dunque se in diretta con lui c’è la sindaca di Lastra a Signa Angela Bagni ci deve essere anche il sindaco di Signa Giampiero Fossi (o viceversa), se c’è Paolo Omoboni di Borgo San Lorenzo non può mancare Federico Ignesti di ScarperiaSan Piero, e così via. L’appuntamento social coi sindaci è sempre all’ora dell’aperitivo, tanto per non smentire neanche una caratteristica gianiana su cui negli anni sono fiorite ironie, ricostruzioni più o meno leggendarie («Eugenio fa anche quattro cene a sera — raccontavano di lui nel Pd durante la campagna elettorale del 2015 — Alla prima fa l’aperitivo, alla seconda mangia il primo, alla terza il secondo e alla quarta il dolce») e perfino un immaginifico profilo Instagram, «Giani c’era», in cui il presidente del Consiglio regionale compare alla firma della pace di Westfalia del 1648 e con Lenin dopo la presa del Palazzo d’Inverno.
Ceccardi non è stata da meno quanto ad attivismo su Facebook, nei mesi di lockdown. Ma anche il ritmo sostenuto dei post della candidata della Lega è a ben vedere un’eredità del mondo pre-Covid, così come i suoi cavalli di battaglia. Immigrati e rom restano trend topic sul profilo di Ceccardi: dagli spacciatori nigeriani al video su don Biancalani, il parroco pro-migranti di Vicofaro, che «trasforma la sua chiesa in moschea... ma può ancora fare il sacerdote cattolico?». Attacchi inframezzati da foto di momenti di relax con saluti dal sapore salviniano — «Buongiorno e buona domenica amici, come state quest’oggi? Pronti per la ripartenza?» — meme di sostegno del leader della Lega («lui è il mio premier») e uno scivolone su Silvia Romano: la Leonessa di Cascina posta la notizia di un attacco terroristico di Al Shabaab contro militari italiani a Mogadiscio con il commento: «Vedo che i 4 milioni pagati per il riscatto di Silvia Romano sono stati subito messi a frutto!». Ma l’attentato risale al settembre del 2019. «Tornare alla normalità è difficile... Ma ci proviamo», scrive Ceccardi in uno dei suoi ultimi post. Per ora il programma sembra essere questo. Provarci.