Stop alberghi
Il piano di Palazzo Vecchio: se un hotel sposta la licenza, al suo posto case o uffici
Nel momento del «lockdown» più rigido, l’immagine del centro era quella di un deserto, in cui solo nelle zone come Sant’Ambrogio si vedevano cittadini (e clienti del mercato). Vuoto nel «castrum», tra piazza della Repubblica, Duomo e piazza Signoria, fino a Santa Croce. Vuote anche molte strade dell’Oltrarno, per non parlare dell’asse su via Cavour: la dimostrazione che il centro si era svuotato dai «city users», compresi ovviamente i turisti. Ma anche la dimostrazione che lo svuotamento del centro dai residenti non è soltanto una narrazione ma la realtà delle cose. E pure dei dati, che parlano del 70% di presenze di cittadini in meno.
La prima «fotografia» della situazione si è avuta con la distribuzione delle mascherine: i volontari e dipendenti comunali che le hanno portate a tutte le famiglie anagrafiche (i residenti «ufficiali») sono rimasti col 10% del materiale in mano. Ma questo 10%, ha scoperto l’amministrazione, era concentrato in centro. La percezione di tante residenze fittizie, in appartamenti usati come Airbnb, solo per non pagare l’Imu e la Tari più alta era vera? Forse sì, visto che la vicesindaca Cristina Giachi ha già lanciato un nuovo censimento puntuale per verificare le reali residenze (ed eventuali evasioni fiscali).
Ma c’è una ricerca che aiuta a capire meglio quanto è vuoto di residenti «veri» il nostro centro. Filippo Celata e Antonello Romano, docente il primo e dottorando di geografia economica il secondo presso l’università di Roma La Sapienza, hanno analizzato i dati «open» di Facebook: l’applicazione social usata da 29 milioni di italiani raccoglie la posizione, anonima, degli utenti per fare analisi di big data. Hanno preso le presenze a febbraio in città, la normalità prima delle del «lockdown», e poi quelle del 24 marzo, nel momento delle misure restrittive più rigide. Tanti elementi interessanti, anche per capire dove erano finiti i cittadini: il più importante è che Firenze si era complessivamente svuotata del 14% di presenza, ma di fatto queste assenze erano concentrate in centro storico, con il 70% in meno di presenze. Dato che con i dati delle cellule telefoniche — il Comune ipotizzava che invece i residenti (chi dormiva in centro) fossero più di quelli anagrafici, cioè 33 mila persone nel quadrante di qua d’Arno fino ai viali (invece dei 18 mila residenti «ufficiali», quelli registrati all’anagrafe) — si può ipotizzare (se la distruzione delle «assenze» è standard) che siano rimasti in centro meno di diecimila persone. Certo, magari ci sarà anche chi è andato nelle seconde case (anche se era vietato): ma è evidente che i conti dimostrano come sia drammaticamente vero che in centro abitino molte meno persone dei residenti «ufficiali».
Firenze, commenta Celata, subirà «più di altri le conseguenze del lockdown, il quale mostra più in generale la vulnerabilità di modelli di sviluppo (penso in particolare al turismo) che risentono in particolare degli effetti di questa come di altre crisi».
Ma sapere che davvero i residenti sono così pochi può aiutare nella programmazione e nelle scelte politiche: a partire dalla comprensione dello stock di appartamenti presenti nel centro storico fiorentino e ormai trasformati in case vacanze. Non solo: capire anche dove (andando a studiare le dinamiche puntuali, ormai si può fare quasi strada per strada) il fenomeno è ormai tracimato e dove è invece invertibile, nei prossimi due anni in cui il turismo non trascinerà altri appartamenti verso gli affitti turistici.
Il caso mascherine I volontari le hanno portate seguendo la lista dell’anagrafe: ma non hanno mai trovato in casa una famiglia ogni dieci