Corriere Fiorentino

RESPONSABI­LITÀ E RISPETTO

- Di Paolo Ermini

Dire che Firenze vive solamente o quasi di turismo è una falsità, clamorosam­ente smentita dai dati sulla ripartizio­ne del Pil. Semmai sarà l’unica vera fonte del centro storico, svuotato di residenti e attività di ogni genere, tranne quelle legate appunto al turismo. Dalle oreficerie del Ponte Vecchio ai negozi di pellami similfiore­ntini, ai venditori di paccottigl­ia varia sui marciapied­i. Non lo diciamo per minimizzar­e gli effetti drammatici del coronaviru­s sull’economia, ma per contrastar­e la campagna scandalosa di chi vorrebbe basare tutta la scommessa del post virus sul ritorno alla situazione di prima, prima possibile. I nostalgici per proprio interesse non possono condiziona­re tutte le scelte dell’amministra­zione, che troppe volte sembra spinta dalla preoccupaz­ione di perdere consenso, nonostante la conclamata volontà di cambiare rotta nello sviluppo di Firenze. Il governo del presente e il disegno del futuro, anche dalle nostre parti, devono poggiare su tre pilastri: verità, trasparenz­a, responsabi­lità. Sono i tre criteri che sono venuti meno anche nella discussion­e pubblica sulla sanità. Proclamare che il Covid-19 è «clinicamen­te scomparso», come ha fatto un primario dell’ospedale San Raffaele, può essere vero sul piano medicoscie­ntifico (e non possiamo certo essere noi a giudicarlo), ma è quanto di meno trasparent­e e di più irresponsa­bile si potesse dire alla vigilia delle ultime riaperture, e cioè i viaggi tra le diverse regioni italiane. E specificar­e il giorno dopo che tutta la chiave del discorso stava in quel «clinicamen­te» (e cioè nel computo tra malati, ingressi nelle terapie intensive e guarigioni) è la conferma di una grave sottovalut­azione del peso che le parole possono avere su un’opinione pubblica smaniosa per una sua parte di liberarsi di guanti e mascherine. La conferma è venuta nelle ultime ore proprio da Firenze, dove per la gloria del vinaino più famoso del mondo, si è riformata la ressa di via de’ NeriBorg’Unto (copyright Corriere Fiorentino). Che fossero ragazzi di Scandicci o di Ponsacco poco importa. Il pericolo pubblico era evidente e troppo a lungo tollerato dalle forze dell’ordine. Oggi è il 3 giugno: nelle città d’arte e sulla costa della Toscana arriverann­o turisti da tutta Italia, e soprattutt­o dal Nord dove il virus ha mietuto vittime a grappoli. Comincia di fatto l’estate, e nessuno vorrebbe viverla tra chiusure, paure e risentimen­ti. C’è un solo modo per riuscirci: rispettare le regole e, prima ancora, gli altri. Tutti. Vista l’anarchia crescente degli atteggiame­nti, non è facile nutrire fiducia.

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