Le opere rubate da Göring possono tornare a Firenze
Il gip di Bologna decreta la confisca: «C’è stata malafede da parte del museo di Belgrado»
Quelle opere d’arte furono trafugate a Firenze durante la guerra da Göring in persona. Poi finirono, ben nascoste, nel Museo nazionale di Belgrado, ma ora potrebbero tornare a Firenze dopo che il gip di Bologna ne ha decretato la confisca.
Furono trafugate a Firenze da Göring in persona. Le scelse tra i quadri presenti nella collezione dei Contini Bonacossi, di Luigi Ventura e di Luigi Bellini. Poi le caricò su una macchina e sparirono fino a quando i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale hanno scoperto che si trovavano nelle sale del Museo nazionale di Belgrado a più di settant’anni dalla fine del Secondo guerra mondiale.
«Le opere d’arte italiane in oggetto sono state ricevute in malafede dalle autorità jugoslave che per anni le hanno tenute nascoste nei depositi del museo di Belgrado senza esporle», scrive il gip di Bologna Gianluca Petragni Gelosi. Che ne ha decretato la confisca. Confisca che la Procura di Bologna dovrà adesso rendere esecutiva affinché quei capolavori tornino in Italia.
Si tratta di veri e propri capolavori del Medioevo e del Rinascimento: il Ritratto della regina Cristiana di Danimarca dipinto da Tiziano, la Madonna con Bambino e donatore di Jacopo Tintoretto, il San Rocco e il San Sebastiano, entrambi di Vittore Carpaccio, una Adorazione del Bambino con angeli e santi della Scuola ferrarese del XV secolo, una Madonna con Bambino di Paolo Veneziano, un trittico di Paolo di Giovanni Fei e una tempera di Spinello Aretino.
Quelle opere non sono state «consegnate a titolo di ristoro dei danni subiti dalla Yugoslavia nel corso della guerra» perché — ricostruisce il gip Petragni Gelosi — non solo il diritto bellico esclude questa possibilità una funzionaria del Ministero degli Esteri ha precisato «che dagli atti e dai Trattati di Pace non risultava alcuna menzione circa i risarcimenti dei danni di guerra per i predetti beni».
Ecco perché per il gip «la specificazione da parte jugoslava che le opere d’arte in questione costituissero compendio risarcitorio per i danni subiti in guerra, serviva semplicemente per giustificare la provenienza da Belgrado delle opere d’arte italiane messe in mostra a Bologna e Bari».
Se ne sono accorti poi i carabinieri del Tpc di Firenze, incrociando i dati di «Leonardo» (l’archivio delle opere rubate o scomparse) e l’archivio della Soprintendenza di Firenze che nella mostra bolognese Da Carpaccio a Canaletto. Tesori d’arte italiana dal Museo nazionale di Belgrado, c’erano appunto gli otto capolavori trafugati a Firenze.
Nell’inchiesta poi aperta dalla Procura di Bologna sono emerse altre criticità. Le opere — ha ricostruito il Tpc — furono poi raccolte in un deposito dal quale le prese Mate Ante Mimara Topic, legato ai servizi segreti jugoslavi. E anche il «Dipartimento di Stato americano era ormai perfettamente a conoscenza degli errori commessi» al deposito ma «si preoccupa non solo della pubblicità ostile che la divulgazione di tale errore provocherebbe agli Stati Uniti, ma altresì che il governo italiano potesse fare causa agli Usa per l’erronea consegna di sei dipinti o che i Rothschild avrebbero potuto intentare un processo per la perdita di due dipinti».
Il Tribunale ha infine assolto tre funzionari ministeriali per mancanza di dolo.