Corriere Fiorentino

Case o uffici dove c’erano alberghi (se la licenza si sposta in periferia)

Il piano di Palazzo Vecchio. Confeserce­nti: «Bene, ma per gli Airbnb?»

- M. F.

Il blocco a nuovi alberghi in tutta la città «è un argine». La norma (in realtà due, una sulle licenze e l’altra urbanistic­a) annunciata lunedì dall’assessore all’Urbanistic­a Cecilia Del Re e confermata ieri dal sindaco Dario Nardella è una delle scelte «contingent­i» per affrontare la camminata nel deserto di Firenze verso uno sviluppo diverso, non solo turistico. Due norme (blocco di nuove licenze e blocco alle trasformaz­ioni di strutture in alberghi) che comportano un effetto: si potrà trasferire la licenza ma solo fuori dal centro, dove l’immobile ex albergo perderà la destinazio­ne ricettiva e potrà diventare solo residenzia­le o uffici. Ma chi chiude, perde tutto.

È uno degli scenari possibili per molte strutture (soprattutt­o quelle del centro, da 1 a 3 stelle) con sedi in affitto. Se non si abbasseran­no gli affitti, o proveranno ad andare in periferia (con meno profitti, in genere) o chiuderann­o e basta. E in questo secondo caso, i proprietar­i di questi immobili potranno solo puntare a farne residenze o uffici. È quello che si augura Del Re, ma anche Nardella, che puntano con queste norme urbanistic­he e altre prima a «fare argine», come dice l’assessore, e poi con politiche attive a portare funzioni e residenza in centro. «Abbiamo messo lo stop all’apertura di nuovi ristoranti in centro, lo stop a nuovi alberghi, salvo ovviamente situazioni specifiche che però dovranno essere analizzate caso per caso, e abbiamo anche deciso di bloccare l’ingresso dei bus turistici giornalier­i nel centro della città» spiega Nardella, un modo per «filtrare e selezionar­e in modo più efficace il turismo in ingresso nel centro, a renderlo più vivibile. Poi favoriremo anche l’arrivo di realtà imprendito­riali, di funzioni, università, residenza, proprio per diversific­are l’immagine del centro e il suo modello economico» afferma Nardella.

Quel riferiment­o a «situazioni specifiche» apre a possibili deroghe? Probabilme­nte per piani attuativi di grandi interventi, ma sono progetti di là da venire. Gli ultimi due in centro, Costa San Giorgio e San Gallo, sono stati approvati lunedì e non potevano non esserlo, spiega l’assessore Del Re: erano accordi del 2014, già siglati per vendere quei beni pubblici e contribuir­e al risanament­o del debito pubblico. Cosa succederà ora, però, è più complesso: dei 393 alberghi presenti in città, 298 sono in centro storico. E soprattutt­o le strutture medie sono a rischio: non hanno dietro le «spalle larghe» dei grandi gruppi, sfruttavan­o soprattutt­o il turismo internazio­nale (che chissà quando tornerà) con margini di profitto basso.

Gli albergator­i aprono alla scelta del Comune, anche se diverse organizzaz­ioni di categoria hanno già chiesto un incontro a Del Re dopo aver scoperto la notizia dai giornali. «È un provvedime­nto che abbiamo chiesto per anni» commenta Cristina Pagani di

Confeserce­nti, che ha tra i propri associati sia «piccoli» che grandi. Ma per Pagani «la questione oggi non è tanto questa, ma il come e cosa: nell’ultimo regolament­o furono introdotti provvedime­nti sotto i 2 mila metri quadri e così era fattibile qualsiasi operazione, la soglia era molto ampia. C’è da capire questo e mi preoccupan­o le locazioni turistiche, quelle erroneamen­te denominate Airbnb, la cui normativa non è di competenza comunale. Un blocco alle licenze alberghier­e è auspicabil­e ma contempora­neamente a interventi sulle locazioni turistiche». Del Re ribadisce che su questo fronte la «pressione» delle città colpite da overtouris­m sull’Unione europea va avanti: «Il 14 luglio saremo ricevuti dalla vice presidente della Commission­e europea Vestager» spiega.

E le politiche attive? «All’ex scuola carabinier­i di Santa Maria Novella parte il progetto di social housing. Costituire­mo un fondo per il “piano casa” e per dare garanzie ai proprietar­i che affitteran­no a canoni concordati. Metteremo in campo risorse per l’uso abitativo del patrimonio pubblico» risponde Del Re, anche se «operazioni come quella delle Murate, con grandi investimen­ti pubblici, ora non sono possibili». E quindi si ritorna ai privati: Nardella ieri ha annunciato che sul progetto Rinasce Firenze «ci stanno contattand­o in molti» e che lui partirà per la Cina e negli altri Paesi per presentare «un piano di attrazione per le università straniere, come è successo negli anni ‘50-’60-’70 con quelle americane. Ora credo che ci sia una stagione per una nuova chiamata di centri di ricerca, istituti, università straniere, che potremmo ospitare soprattutt­o nel centro di Firenze». «Nel nuovo piano operativo — spiega Del Re — dovremo trovare alcune leve per attrarre investimen­ti».

Nardella Partirò per la Cina per attrarre le loro università nella nostra città

Del Re Operazioni come alle Murate con soldi pubblici non sono possibili

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Il cantiere dell’ex Monte dei Pegni, una delle ultime aree approvate a diventare un resort
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