«Nuclei anti contagio nelle imprese Non per multare, ma per aiutare»
L’idea della Cgil che piace alla Asl: il modello? I controlli nelle aziende cinesi a Prato
Le squadre della sicurezza sul lavoro impiegate sul campo non per fare multe o denunce penali, ma per consigliare i titolari di aziende e negozi su come prevenire i contagi da coronavirus. È la proposta che Fp Cgil ha avanzato all’Asl Toscana Centro per riformare, durante questa emergenza Covid, ma anche per il futuro, il dipartimento di Prevenzione dell’azienda sanitaria. E la proposta delle «squadre anticontagio» è stata illustrata dal sindacato in un documento che l’Asl avrebbe preso in seria considerazione.
«Questa emergenza coronavirus ha spazzato via i dipartimenti di Prevenzione, che negli anni scorsi erano stati vittime di pesanti tagli. Ora le Asl, compresa la Cenche tro, stanno facendo assunzioni, ma è necessario ridiscutere il modello — spiega il sindacalista Simone Baldacci — Ora è necessario rompere i muri tra i compartimenti stagni».
Secondo Cgil, le squadre di sicurezza sul lavoro (Pisll, prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro) dovrebbero essere fuse con le squadre dell’Igiene (quelle che si occupano di alimenti) per creare una realtà con una sigla nuova: il motivo è che i componenti del Pisll sono ufficiali con funzioni di polizia giudiziaria, vincolati dalla legge a comminare multe e fare denunce penali dove trovino delle irregolarità, «ma in questo momento, non serve multare, o almeno bisogna multare solo le irregolarità macroscopi
— aggiunge Baldacci — gli imprenditori hanno bisogno di suggerimenti, non sanno come muoversi, hanno necessità di sapere quali prodotti usare per sanificare, come usarli, come organizzare il lavoro per mantenere la distanza di sicurezza. Chiunque sia in buona fede e voglia rispettare le regole è comunque in difficoltà, manca di indicazioni e di aiuto».
Un precedente, secondo il sindacato c’è già, i controlli nelle aziende del Pratese, che la Regione fece partire dopo l’incendio del pronto moda cinese del Macrolotto del primo dicembre 2013, in cui ci furono sette vittime, furono svolti «dopo un accordo con la Procura di Prato che consentì di andare di azienda in azienda a suggerire e correggere, prima ancora che sanzionare. È chiaro, comunque, che per quanto il coronavirus sia oggi la principale ragione di preoccupazione sulla sicurezza sul lavoro, non è l’unica, e le vecchie funzioni di controllo non devono essere tralasciate». Del resto, aggiunge Baldacci, «in questi mesi il paradosso è stato che molto personale Pisll è stato messo a casa a fare telelavoro. Un errore gravissimo: perché se è vero che molte aziende erano chiuse, c’era bisogno di controlli e di aiuto ad esempio nelle Rsa».
La Cgil avanza inoltre una seconda proposta, mettere l’anagrafe Idol degli uffici di collocamento (che in provincia di Firenze contengono i nomi di due terzi di tutti i lavoratori attivi) a disposizione dei dipartimenti di Prevenzione: «Così sarebbe immediatamente possibile individuare un focolaio in un’azienda, quando più di un lavoratore risulta positivo».