«Puoi far morire mia madre?» Poi il rito vudù
L’inchiesta sullo studente accusato di 13 violenze sessuali: sequestrati diari e finto sangue
Un rito vudù contro la madre di una delle sue vittime. È uno degli episodi inquietanti che vedono coinvolto lo «studente-vampiro» arrestato con l’accusa di aver commesso 13 violenze sessuali.
Che Matteo Valdambrini, lo studente pratese finito ai domiciliari perché considerato a capo di una setta fosse considerato particolarmente preparato a livello esoterico, lo raccontano le vittime alla squadra mobile. Il giovane, che oggi sarà interrogato dal gip Federico Zampaoli, si presentava come «Omen». O per lo meno così hanno raccontato alcune delle tredici vittime, alcune delle quali minorenni all’epoca dei fatti, quando spiegano che lui si chiamava così, era un diavolo e non aveva alcun condizionamento sociale. «Sapeva tutto in materia di demoni», ha infatti messo a verbale uno dei ragazzi che ha dichiarato poi di essere stato violentato.
Secondo la squadra mobile, coordinata dalla pm Angela Pietroiusti (che ipotizza il reato di violenza sessuale, anche a danno di minori, e riduzione in schiavitù) lo studente sceglieva «vittime vulnerabili» che riusciva ad assoggettare con alcuni trucchi: faceva fuoriuscire sangue dagli occhi oppure torceva il collo in maniera strana. Durante le perquisizioni che la polizia ha fatto lo scorso febbraio sono stati sequestrati quelli che, col senno di poi, erano banali trucchi da mago: falso sangue oppure incensi (che in alcuni casi provocavano gli svenimenti delle vittime). Quegli oggetti (catalogati, fotografati, sequestrati e finiti agli atti dell’inchiesta) dimostrano — per gli inquirenti — che per lo studente, residente in provincia di Prato, sono gli «attrezzi del mestiere» usati per intimorire gli altri.
Quanto questo fosse creduto dallo stesso studente oppure no, rimane uno dei punti più importanti che dovranno essere ancora chiariti. Una cosa, in tal senso, appare infatti certa: nel dicembre del 2019 alcuni «adepti» chiedono di provocare la morte di un loro caro.
Una ragazza vuole infatti che sua madre sia uccisa e ritiene che lo studente universitario sia in grado di provocarne la morte. Lui accetta questa specie di «incarico» ed effettua un rituale all’interno di una macchina dove sono presenti altre due ragazze. In quel momento, nell’auto, i poliziotti hanno piazzato una microspia e registrano tutte le fasi di quanto accade, compreso il momento in cui viene utilizzato un bambolotto senza una gamba come in un rito vudù. «Bruciammo una bambola», mettono a verbale i testimoni. Proprio la stessa bambola che, secondo gli investigatori della polizia, viene ritrovata nel febbraio scorso a casa del giovane insieme a una fiala di sangue finto e ad alcune capsule rosse, anche queste di sangue finto.
Usava moltissimo WhatsApp e Telegram — dove riceveva le foto di nudo delle vittime — ma poi cancellava tutto. Una vittima ha raccontato che lo studente universitario aveva una particolare applicazione che consentiva di cancellare il testo originale del mittente per poi riscrivere un altro testo. Un modo di alterare i messaggi che sarebbe servito proprio per controllare le dinamiche del «suo» gruppo. «Non ero più capace di capire cosa vero o fosse reale tanto mi era entrato in testa», dice — in un passaggio ritenuto cruciale dagli stessi inquirenti — una delle vittime ascoltate durante l’inchiesta. Inchiesta che ipotizza una serie di abusi in provincia di Prato che vanno dal 2015 al 2020. Ma di presunte violenze sessuali ce ne sono state anche in altri parti d’Italia come quando — racconta una vittima — lo studente universitario gli pagò una vacanza a Lerici e lo costrinse ad avere rapporti sessuali. «Accettai perché avevo paura di lui», spiega. Paura usata anche per rimanere da solo in casa con un’altra vittima: Valdambrini aveva previsto l’Apocalisse e tutti gli credevano.
Plagiati Uno dei ragazzi finiti nelle sue mani: «Non ero più capace di capire cosa fosse reale o no»
Tecniche di controllo Sul telefono aveva una applicazione per alterare i messaggi che riceveva