Giacosa, rinascita di un pezzo di storia
Valenza (Gilli, Paszkowski) ha comprato il marchio da Cavalli: «Riapriremo il Caffè»
Riapre Giacosa. Lo storico caffè chiuse così com’era una prima volta nel 2001 quando Roberto Cavalli aprì la sua boutique mantenendo solo un angolo caffetteria. Le polemiche durarono per settimane ma non servirono a impedire l’evoluzione di via Tornabuoni verso in quella via delle griffe come lo conosciamo oggi, in poco o nulla differente da Faubourg Saint Honoré, Bond Street o la 5th Avenue. Col vecchio Giacosa se ne andava anche la libreria Seeber, lasciando l’identità della strada più chic di Firenze a Procacci, Parenti e pochi altri. Nel luglio del 2017 anche quell’angolino di Giacosa sopravvissuto in via della Spada ha chiuso definitivamente, quando Cavalli ha scelto di tagliare la boutique fiorentina. Allora Gian Giacomo Ferraris, Ceo della maison fiorentina, disse che si trattava per vendere il marchio dello storico caffè. Le sorelle Francesca e Lucilla Tacconi che gestivano Giacosa, declinarono l’offerta di 300 mila euro. Oggi gestiscono il Caffè Lietta in piazza della Libertà, una delle migliori novità gastronomiche degli ultimi anni. Poi a farsi avanti è stato Marco Valenza: «Abbiamo speso una cifra importante, ma non 300 mila euro. Abbiamo avuto un contatto con la società Cavalli nel momento giusto e abbiamo trattato su una base più ragionevole». Il proprietario di Gilli e Paszkowski ha acquisito così anche il marchio Giacosa. L’eredità dello storico caffè ora è pronta a rinascere. Secondo indiscrezioni confermate dallo stesso Valenza, i locali che ospiteranno il nuovo Giacosa potrebbero essere quelli dell’ex Caffè Megara, in via della Spada. A pochi metri, ironia della sorte, dall’antico bar Casoni di Palazzo Navoni Rucellai. «Per ora siamo in stand-by, è quasi un sogno. In questo momento bisogna
pensare a riportare una sostenibilità nelle nostre strutture e poi vedere se si riesce a dare consistenza al progetto. Ci sono ancora un paio di nodi da sciogliere. Ci sono problematiche di natura strutturale. Ma è più che un’idea. Solo che per ora è parcheggiata lì a causa di questo momento di crisi».
Non si possono fare previsioni sui tempi, ma la notizia che Firenze possa recuperare il caffè dove il conte Camillo Negroni inventò il cocktail che ancora porta il suo nome, rinforzando col gin l’Americano e prima ancora il MilanoTorino come si chiamava quel mix di bitter e vermuth rosso con la soda, è come un segnale. «Ci appassiona, è un marchio ricco di storia, la storia del Negroni» commenta Valenza, che aggiunge: «La cosa che dispiace è che si trattano nomi come Giacosa come uno smoking, lo tiri fuori per la serata di gala, poi te ne dimentichi. Si riconosce il valore storico, ma a livello di sgravi non c’è niente. È tutto sulle spalle dei gestori». Una frecciatina alle istituzioni e un segnale di energia in mezzo a una delle crisi più difficili.