Allarme rosso sugli hotel «Uno su 5 non riaprirà, inutile aspettare Natale»
Il 20 per cento degli hotel toscani rischia di non riaprire. La stima è di Federlberghi toscana che per le strutture ricettive calcola una perdita di fatturato fino al 75 per cento rispetto al 2019.
«Le imprese del settore turistico, ovvero quelle attive nella ricettività in senso ampio, compresi anche ristoranti e bar, sono le più esposte alla crisi post pandemica — dice il presidente di Federlaberghi Toscana, Daniele Barbetti — Abbiamo stimato che un’azienda su cinque non riaprirà, in termini percentuali è il 25 per cento del totale. Se prendiamo in esame solo gli hotel questo numero scende al 20 per cento su un totale di 2.800 strutture presenti nella regione: la sensazione è che l’80 per cento riaprirà i battenti, ma in modo graduale a seconda della stagionalità che varia da zona a zona».
Infatti, se la «stagione» è da considerarsi tale nel periodo compreso fra settembre e giugno per le località costiere e la collina di pregio (come il Chianti, ad esempio), la situazione varia per le città d’arte che nel corso degli ultimi anni avevano lavorato proprio per destagionalizzare il più possibile le attività e lavorare praticamente dieci mesi su dodici.
«La preoccupazione è legata all’orizzonte del 2021 — spiega ancora Barbetti — Per le attività stagionali il grosso del lavoro era concentrato in sei mesi l’anno: quest’anno, nella migliore delle ipotesi saranno tre e con una partecipazione del turismo internazionale praticamente simbolica. Questo significa che arriveremo ad ottobre avendo alle spalle una stagione dimezzata in termini sia di mesi che di presenze: le strutture arriveranno zoppe all’autunno e dovranno sopravvivere fino alla Pasqua per l’avvio della stagione 2021. Di certo — prosegue il presidente di Federlaberghi Toscana — non si può pensare di recuperare tutto quello che è stato e sarà perso in questo 2020 con il periodo delle feste di Natale. Anche le città d’arte che avevano destagionalizzato i flussi turistici si troveranno in grande difficoltà perché qui pesa moltissimo la quota del turismo internazionale, con punte fino all’80 per cento che oggi sono ridotte praticamente a zero. Impossibile pensare ad un recupero con il turismo domestico».
Per queste ragioni, la caduta di fatturato mediamente attesa per il comparto, è collocabile fra il 70 e il 75 per cento rispetto al giro d’affari dello scorso anno. Con il 30 per cento degli incassi si devono coprire i costi di un anno intero: a rischiare maggiormente sono le strutture più piccole e finanziariamente meno solide, i grandi hotel hanno le spalle più larghe e potranno quindi resistere per tentare di arrivare vivi alla prossima primavera. «Pensiamo che un 20 per cento degli hotel toscani non riaprirà — aggiunge il presidente di Federalberghi — e che gli altri adotteranno un approccio graduale, con le strutture delle località costiere, montane e collinari che riapriranno a fine giugno e quelle delle città d’arte a settembre».
La mancanza dei turisti stranieri continuerà nel corso dell’anno e, secondo Barbetti, il 2020 si chiuderà con «meno del 10 per cento dei 45 milioni di presenze registrate nel 2019, con una spesa turistica persa quantificabile in 8 miliardi a livello regionale». Con la fase due il settore dell’ospitalità turistica professionale non è ripartito («non siamo estetiste che riaprendo il negozio ritrovano il proprio mercato ad attendere») e le misure messe in campo fino ad oggi non vengono ritenute sufficienti dall’associazione di categoria.
«Servono sostegno alla liquidità e contributi a fondo perduto per resistere fino alla prossima primavera — conclude Barbetti — Le misure previste fino ad oggi non possono bastare. Ci auguriamo che le istituzioni, governo e Regione, ne mettano in campo di ulteriori».
I conti di Federalberghi Il presidente Barbetti:colpito anche chi era riuscito a destagionalizzare gli arrivi, come regione perderemo una spesa turistica di 8 miliardi