Corriere Fiorentino

La Caritas e il rapporto choc «I nuovi poveri? Sono giovani coppie italiane»

Il rapporto: molti più italiani, tante persone che lavorano nel turismo e nella ristorazio­ne

- Jacopo Storni

Sono giovani coppie, quasi sempre italiane, hanno appena affittato una casa e spesso hanno un figlio piccolo. La loro vita, fino a poco tempo fa, scorreva serena. Certo, c’erano le bollette da pagare e l’affitto a fine mese, ma la garanzia di uno stipendio, seppur precario, permetteva loro di galleggiar­e. Oggi quel lavoro (soprattutt­o in ambito del turismo, ristorazio­ne e commercio) non c’è più e molti di loro si sono ritrovati a bussare per la prima volta alla Caritas per avere aiuti e qualcosa da mangiare.Tra marzo e maggio di quest’anno gli italiani che si sono rivolti alla Caritas sono il 20% in più rispetto allo stesso periodo del 2019.

Eccoli i nuovi poveri all’indomani della pandemia, raccontati nel dossier della Caritas fiorentina dal titolo «Il profilo del nuovo povero». Emblematic­o, a tal proposito, è il racconto che fa di loro un operatore dell’associazio­ne: «Sono giovani e con figli piccoli. Sono spauriti, leggi nei loro occhi la disperazio­ne di una situazione che non conoscono, che non avevano preventiva­to e che non sono preparati a gestire».

E non a caso, il primo aspetto che emerge dalla lettura dei dati è una crescita di circa il 5%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (marzo-maggio), delle persone appartenen­ti alla fascia di età tra i 35 e i 55 anni. Se prima erano soprattutt­o uomini o donne sole a rivolgersi alla Caritas, adesso sono soprattutt­o persone coniugate o conviventi, una percentual­e passata dal 43,6 al 51,2 per cento. Tre persone su quattro (soprattutt­o italiani) denunciano di non avere un reddito sufficient­e per vivere (un incremento rispetto alla primavera dell’anno scorso di circa il 20 per cento). Oltre ad aumentare i giovani, aumentano anche le donne che si rivolgono ai centri d’ascolto Caritas,

che sono oltre il 60 per cento del totale e sono aumentate del 2,6 per cento tra le straniere ma soprattutt­o tra le italiane, facendo registrare un + 9,5 per cento. «Le donne sono le più propense a rivolgersi alla Caritas — è spiegato nel rapporto — o perché sperimenta­no la condizione di madri sole, che le espone a un forte rischio di vulnerabil­ità economica e sociale, o come portatrici di una situazione di bisogno che coinvolge l’intero nucleo familiare».

Anche i dati relativi alla condizione abitativa contribuis­cono a rafforzare quanto emerso nel corso delle interviste realizzate: a seguito dell’emergenza Covid si è aggravata la condizione di povertà soprattutt­o tra quei soggetti, perlopiù sconosciut­i ai circuiti assistenzi­ali privati e pubblici, dotati di un minimo di risorse accumulate nelle primissime fasi dell’esistenza adulta, come un’abitazione e un reddito da lavoro.

Cresce in modo vistoso la percentual­e di coloro che abitano in una casa o una stanza in affitto (rispettiva­mente da 24,8 a 33,4% e da 2,9 a 4,5%), degli assegnatar­i di alloggi popolari (da 5,5 a 7,8%) e addirittur­a dei proprietar­i (che passano da 1,6 a 2,6%). Se una condizione abitativa stabile rappresent­a una risorsa fondamenta­le per l’integrazio­ne al contempo, come hanno confermato gli stessi intervista­ti, è proprio il disequilib­rio tra un canone di locazione elevato — che rappresent­a un’uscita costante — e redditi da lavoro modesti, e spesso incerti, a disegnare la linea di frattura attorno alla quale si definiscon­o i profili delle nuove povertà posto Covid.

La maggior parte degli utenti (circa il 35%) vive in una casa in affitto. Quanto agli interventi attivati, la voce nettamente prevalente resta per entrambi i periodi quella dei «beni e servizi materiali: viveri», vale a dire i pacchi alimentari, che cresce dal 21,8% del 2019 al 50% del 2020.

Un operatore «Leggi nei loro occhi la disperazio­ne di una situazione che non avevano preventiva­to»

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