In estate il bando per la fusione Firenze Fiera corre e spiazza tutti
Pronti gli atti per la vendita delle quote pubbliche. La Lega attacca
Le fiere si fermano ma Firenze Fiera no. Nonostante la pausa forzata da lockdown è tutto pronto per convocare l’assemblea dei soci entro l’estate e procedere alla redazione del bando per la messa in vendita della società. Il Comune di Firenze, la Città metropolitana e la Regione hanno già predisposto gli atti per cedere le loro quote e si fila dritti per decidere quali saranno i requisiti di chi vorrà partecipare, e quanto dovrà pagare per prendersi la parte pubblica del capitale della Fiera. Ad opporsi apertamente sono stati ieri i consiglieri comunali fiorentini della Lega, che dicono di aver appreso dall’ultima riunione della prima commissione del Consiglio regionale della volontà di tutti i soci di Firenze Fiera di procedere alla cessione. «Firenze Fiera è strategica e apprendere per vie traverse la volontà di procedere alla sua privatizzazione ci lascia basiti. Se così fosse siamo pronti alle barricate. Siamo convinti che i nostri settori strategici debbano essere rilanciati, facendo cassa invece tagliando le spese improduttive e gli enti inutili. Non accettiamo che una simile ipotesi si consumi senza nemmeno una discussione in Consiglio» dice il capogruppo della Lega in Palazzo Vecchio, Federico Bussolin.
L’accelerata ha preso in contropiede anche il principale pretendente dichiarato, Pitti Immagine, attualmente alle prese (come tutti) con la pesante caduta dei ricavi dovuta allo stop delle attività e con la necessità di rinviare tutte le manifestazioni al 2021. Tanto che la società guidata da Raffaello Napoleone ha chiesto e ottenuto 5 milioni di euro di finanziamenti assistiti dalla garanzia dello Stato per sostenere la propria liquidità. E proprio questo è uno degli interrogativi: andando così di fretta non si corre il rischio di favorire concorrenti più patrimonializzati e dotati di liquidità rispetto a Pitti? Certo è ipotizzabile che i soci pubblici di Firenze Fiera, nel dare le indicazioni per la redazione del bando in termini di requisiti che non saranno soltanto quantitativi ma anche qualitativi, terranno conto di tutto questo: Pitti Immagine certamente offre elementi oggettivi di presidio territoriale, ma un bando pubblico non si può forzare (almeno, non più di tanto...) senza incorrere in illeciti.
Perché tanta fretta? C’è chi osserva che questo è il momento di correre perché più la crisi si fa acuta più diventa agguerrita la competizione internazionale e Firenze Fiera rischia, quindi va irrobustita. La stessa Fiera ha chiesto un prestito assistito da garanzia statale dell’importo di 4,6 milioni di euro, pari al 25% del fatturato 2019 che serviranno per continuare le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili, così da farli trovare «in ordine» al momento della ripartenza. Ammesso che alla fine il nuovo proprietario davvero salti fuori al termine di un percorso che procede a tappe forzate, la cui fase culminante andrebbe a coincidere con il termine del mandato della giunta regionale, consegnando di conseguenza un pacchetto già chiuso al nuovo governatore della Toscana su una partita importante.
«Non è solo una questione finanziaria — osserva una fonte che segue da vicino la vicenda — ed è ovvio che il bilancio di quest’anno non farà testo. Sarà un bando aperto dove verranno valutate la misura e la qualità delle offerte: se nessuna verrà ritenuta adeguata, semplicemente verranno respinte tutte e la Fiera non verrà venduta».
C’è solo da aspettare per capire se la corsa serva davvero per cedere Firenze Fiera o sia piuttosto un ballon d’essai.