Corriere Fiorentino

Commisso: con Pessina no

«Neanche un euro sul Franchi se devo avere a che fare con la soprintend­enza»

- Loreto, Magrini

La conferma che l’opzione di acquisto per i 36 ettari di Campi Bisenzio c’è e soprattutt­o la richiesta di certezze sul Franchi: «Se c’è anche la soprintend­enza non metto un euro. Nardella vada a Roma e cerchi di ottenere i permessi che servono. Altrimenti cerchiamo di fare qualcosa con questa nuova legge». Nella conferenza stampa al telefono da New York Commisso cerca di accelerare sul nuovo stadio. Ma parla anche della squadra, della possibile cessione di Chiesa e della maglia numero 10 da dare a Castrovill­i.

Benvenuti al «Rocco Commisso Show». Del resto, l’occasione era ghiotta. Il primo anniversar­io da presidente della Fiorentina (sono arrivati, tra gli altri gli auguri dei presidenti della Lega di Serie A Paolo Dal Pino, della Figc Gabriele Gravina, del Coni Giovanni Malagò, oltre che quelli del sindaco Dario Nardella). Il giorno giusto per ripensare a dodici mesi vissuti intensamen­te ma anche (e soprattutt­o) per raccontare le sue verità. Con un argomento caldo: lo stadio. Perché dodici mesi dopo il suo sbarco a Firenze siamo (sempre) al punto di partenza.

Talmente frustrante, la realtà, da averlo fatto pensare addirittur­a all’addio. Poteva smentire, e invece no. «Ci penseremo in futuro — ha detto — certo non posso lasciare alla mia famiglia un lavoro incompiuto. Per questo ho sempre detto che volevo partire subito con la realizzazi­one dei nostri progetti». C’è riuscito con il Centro sportivo, ma non con lo stadio. «Sono molto deluso — si è sfogato Rocco in diretta telefonica da New York — perché se ne parla da cinquant’anni ma quando siamo arrivati la città non era assolutame­nte preparata». È solo la prima, di una lunga serie di stoccate. Si è sentito preso in giro, il presidente, e ha spiegato il perché. «Volevo fare un regalo alla città rispettand­o la storia del club e per questo la mia prima idea è stata quella di lavorare sul Franchi. Purtroppo però, ci siamo resi conto che non era possibile». Ed ecco, allora, l’Area Mercafir. «Il sindaco ci ha proposto quella zona. Abbiamo fatto decine di incontri, nei quali ho chiesto che si potesse realizzare il nuovo stadio in quattro anni, ma nessuno ci ha mai dato certezze». Ma c’è di più: «Abbiamo incontrato il presidente di Mercafir, che ci ha detto che per spostare il mercato sarebbero serviti almeno cinque anni». Tempi, quindi, e costi. «La perizia parlava di 22 milioni, mentre per noi la cifra giusta era di 6. Poi sono saltati fuori aspetti come le tasse, i costi per le demolizion­i e lo smaltiment­o, il rischio idraulico, o quello bellico, che facevano lievitare la cifra fino a quasi 60 milioni».

Per questo la società ha deciso di non partecipar­e al bando. E per questo si è virato verso Campi. La conferma arriva senza giri di parole: «Abbiamo firmato l’opzione per l’acquisto dei 36 ettari, nei quali potremo realizzare tutto quello che ci serve». Partita chiusa, quindi? In realtà no. «Ci sono quattro opzioni», ha spiegato Commisso. «La prima è ristruttur­are il Franchi, ma io con la sovrintend­enza non voglio avere niente a che fare. Se ci sono di mezzo le loro regole, non ci metto un euro. Nardella deve andare a Roma e cercare di sbloccare la situazione». Un attacco durissimo. «Non è possibile che un personaggi­o possa decidere per conto suo. Forse gli sto antipatico, o forse è tifoso della Juventus visto che altrove (riferiment­o a Milano e Bologna ndr) i permessi arrivano». La seconda opzione, è quella di rinunciare al «total control». «Possiamo fare come a Torino (concession­e di 99 anni ndr) visto che in Italia lo stadio è visto come un bene pubblico».

La terza, «è che ci venga proposta un’altra area». Nelle ultime ore, per esempio, c’è chi ha parlato del vecchio ippodromo alle Cascine. La quarta, appunto, porta a Campi. «Spero di potermi sedere ad un tavolo con Toscana Aeroporti — ha sottolinea­to Rocco parlando dell’eventuale conflitto con la realizzazi­one della nuova pista — per trovare una soluzione comune». Quello delle infrastrut­ture, tra l’altro, è un tema fondamenta­le non solo per la Fiorentina, ma per tutto il calcio italiano. Un movimento nel quale la nuova proprietà ha deciso di giocare da protagonis­ta. «La candidatur­a di Joe Barone al consiglio di Lega ci onora siamo amici di tutti, e nemici di nessuno, e oggi la Fiorentina è una società che gode di grande rispetto». Stare dentro al Palazzo insomma, ma per cambiarlo. «Servono le infrastrut­ture, ma è il sistema che deve cambiare. C’è troppa burocrazia, e troppi poteri concentric­i senza un vero responsabi­le. Penso che il presidente di Lega dovrebbe poter decidere per tutti». Sembra di riascoltar­e quanto disse il 7 giugno del 2019, poche ore dopo aver acquistato il club. Le idee, son quelle. Gli ostacoli (per ora) anche.

La stoccata «La soprintend­enza? Se tutto dipende da loro non metto un euro Nardella vada a Roma»

L’appello «Se ci fosse qualche altra area nel Comune di Firenze siamo disposti a valutarla»

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Il presidente della Fiorentina Rocco Commisso
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