Corriere Fiorentino

CHIESE, OPERE D’ARTE E IL FATTORE BUON SENSO

- di Pietro De Marco

Caro direttore, ho letto l’intervento di Roberto Barzanti pubblicato sul Corriere Fiorentino di ieri e penso che ha buone ragioni ma estremizza­te per contrasto rispetto al mio ragionamen­to, come avviene nelle discussion­i. Io non ho sostenuto (né Schmidt) nessun esteso rientro di opere, tantomento nelle «pievine» di campagna. Solo possibili «ritorni» di alcune opere (magari da «contarsi sulle dita di una mano») molto significat­ive per il luogo cui verrebbero «restituite», in Firenze. Dunque a due passi dal complesso museale dominante, e con quella funzione «interstizi­ale» (museografi­camente) che hanno oggi una chiesa o un (ex)oratorio, un (ex)cenacolo, rispetto alle grandi Gallerie.

Anche la topografia (o la geografia) sarebbero importanti, in scelte del genere. Riportare in piazza Santa Maria Nuova non è riportare a Siena. Dunque, il modello Schmidt relativo alla Pala di Duccio potrebbe essere un canone, anche restrittiv­o.

In più il trasferime­ntoritorno non sarebbe condotto a partire dalle richieste delle chiese o dei comuni (che potrebbero in effetti moltiplica­rsi), ma avverrebbe per suggerimen­to/iniziativa di un direttore (qui degli Uffizi), comunque di autorità (responsabi­le) in sede di patrimoni d’arte, e decisione ultima e vincolante del Ministero, suppongo. Con «buon senso» appunto, e senza rischiare di farne, ogni volta, un caso nazionale.

Il mio ragionare vuole sempre essere calibrato. Credo che il lettore capisca da sé.

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