CHIESE, OPERE D’ARTE E IL FATTORE BUON SENSO
Caro direttore, ho letto l’intervento di Roberto Barzanti pubblicato sul Corriere Fiorentino di ieri e penso che ha buone ragioni ma estremizzate per contrasto rispetto al mio ragionamento, come avviene nelle discussioni. Io non ho sostenuto (né Schmidt) nessun esteso rientro di opere, tantomento nelle «pievine» di campagna. Solo possibili «ritorni» di alcune opere (magari da «contarsi sulle dita di una mano») molto significative per il luogo cui verrebbero «restituite», in Firenze. Dunque a due passi dal complesso museale dominante, e con quella funzione «interstiziale» (museograficamente) che hanno oggi una chiesa o un (ex)oratorio, un (ex)cenacolo, rispetto alle grandi Gallerie.
Anche la topografia (o la geografia) sarebbero importanti, in scelte del genere. Riportare in piazza Santa Maria Nuova non è riportare a Siena. Dunque, il modello Schmidt relativo alla Pala di Duccio potrebbe essere un canone, anche restrittivo.
In più il trasferimentoritorno non sarebbe condotto a partire dalle richieste delle chiese o dei comuni (che potrebbero in effetti moltiplicarsi), ma avverrebbe per suggerimento/iniziativa di un direttore (qui degli Uffizi), comunque di autorità (responsabile) in sede di patrimoni d’arte, e decisione ultima e vincolante del Ministero, suppongo. Con «buon senso» appunto, e senza rischiare di farne, ogni volta, un caso nazionale.
Il mio ragionare vuole sempre essere calibrato. Credo che il lettore capisca da sé.