Offese e minacce in edicola per le mascherine
Il caso dell’Antella: «Continui litigi, non le distribuisco più». A Livorno 15 giornalai rinunciano
«Non mi aspettavo tanta cattiveria» dice Brando Impallomeni, 35enne edicolante di Antella, nel Comune di Bagno a Ripoli. Oggi è l’ultimo giorno in cui sarà possibile, dalle 16 alle 18, ritirare le mascherine chirurgiche anti Covid della Regione al giornalaio di via Peruzzi. Troppe le polemiche, tra gli utenti in coda, in appena tre giorni dall’inizio della distribuzione nelle edicole.
Un lungo cartello in bella mostra, all’ingresso dell’esercizio, lo spiega nel dettaglio. «Ho assistito a continui litigi e insulti — racconta Impallomeni — E spesso pure io, senza motivo, venivo colpevolizzato per le attese o per l’esaurimento delle mascherine». Già, le file per i dispositivi di sicurezza — l’edicola non è un chiosco, ma un vero e proprio negozio dove è possibile accedere solo uno alla volta — sfociavano ogni giorno in battibecchi. Anche sui social: «Ho provato ad organizzarmi al meglio, specificando che avrei distribuito le mascherine il pomeriggio, mentre al mattino avrei venduto come al solito giornali e riviste. Su alcuni gruppi Facebook, però, sono stato accusato di averlo fatto per obbligare le persone ad acquistare periodici o libri. Della serie: se vuoi la mascherina la mattina, compri qualcosa...». Niente di più falso, secondo Impallomeni: «Anzi. Alla fine con questa storia ho solo perso clienti. Quello del ritiro gratuito delle mascherine era un servizio facoltativo, una bella iniziativa alla quale avevo aderito volentieri per aiutare la comunità. A noi edicolanti non ne viene niente». Ma invece di un sorriso o di un «grazie» sono arrivati solo musi lunghi ed accuse: «Ogni giorno ho distribuito circa mille mascherine. È un lavoro difficile, perché arrivano persone che magari hanno 5-6 tessere sanitarie diverse per la mamma anziana, o per il figlio che lavora tutto il giorno. Non è una procedura veloce». Con conseguenti code: «C’è gente che urla, gente che bisticcia per avere la precedenza, gente che batte il pugno sulla vetrina per sollecitare le persone alla cassa...».
In particolare un episodio ha ferito il giornalaio: «Ho un cliente con un tumore al cervello. Una persona che nonostante il momento difficile, coltiva ancora una grande passione per la lettura: io scrivo e sono laureato in storia, gli ho sempre consigliato volumi o romanzi che potessero piacergli...». Ma stavolta la scelta avrebbe richiesto troppo tempo: «Un cliente ha cominciato a gridargli di muoversi, ché doveva ritirare le mascherine. Lui era quasi in lacrime». Impallomeni decide allora di comunicare ad Edicola Toscana la rinuncia: «Anche perché qui si servono tante persone anziane. Signore lente per l’età, che magari cercano gli spiccioli nel borsello. Ci vuole pazienza, così è soltanto un ulteriore stress».
Dispiacere e solidarietà in paese, per l’edicolante: «Povero ragazzo. Si sta davvero esagerando. Anche a Grassina ho sentito di litigi, mentre a Scandicci quasi di cazzotti...», dicono davanti alla tabaccheria di via Peruzzi. Proprio Grassina l’edicolante Maurizio Masi chiede calma ai residenti: «Non abbiate timore: le mascherine ci sono per tutti. Siamo in 25mila: in 6-7 giorni copriremo tutti gli utenti del Comune».
E a Livorno una quindicina di edicole iscritte al Sinagi (Sindacato nazionale giornalai) hanno già disdetto l’accordo per la distribuzione gratuita delle mascherine: da giorni, denuncia il sindacato, ricevono offese e minacce anche sui social. «Una decisione dolorosa ma irrinunciabile — dice il segretario provinciale del Sinagi Daniele Domenici — la situazione sta infatti diventando insostenibile».