Oggi i funerali alle 15, fu il primo a cercare di recuperarlo nel ‘66
Santa Croce, l’addio a padre Rosito Soccorse il crocifisso di Cimabue
Per anni ha diretto, dandole forza, autorevolezza ed apertura al «mondo civile», la rivista francescana Città di Vita, ma padre Rosito era per tutti il giovane religioso che all’alba del 5 novembre 1966 aveva aperto il Cenacolo di Santa Croce ed aveva visto il Crocifisso del Cimabue stravolto e straziato dalla furia dell’acqua mescolata a fango e nafta. Ed era corso a chiamare i confratelli dando inizio all’opera di salvataggio che sarebbe durata anni, setacciando anche il fango con colini per recuperare le «tessere» di colore che si erano staccate. Oggi alle 15 nella basilica francescana si terrà il suo funerale, dopo che la sua scomparsa, all’eta di 91 anni, era stata annunciata domenica dell'Opera di Santa Croce e dalla comunità dei Frati Minori Conventuali. Rosito, nato a Ferrandina, in provincia di Matera, il primo dicembre del 1928, divenuto frate a 21 anni e poi ordinato sacerdote a Roma, a Firenze ha vissuto gran parte della sua vita, ad iniziare dai tragici eventi dell’alluvione del 1966. Intellettuale, estroverso, era diventato grazie anche a Città di Vita, uno dei punti di riferimento della vita culturale fiorentina e ieri il suo feretro è stato esposto nella basilica per l’omaggio dei fedeli. Nel 2008 aveva ricevuto il Fiorino d’oro — «riferimento costante della comunità cittadina, animandone e interpretandone i valori, i personaggi e le opere» — e solo per motivi di età si era ritirato nel Convitto ecclesiastico di viale Machiavelli. (M.B.)