L’America antirazzista che vedremo a Strozzi
Galansino riflette sulla mostra della prossima primavera: 100 opere oggi più che mai politiche
la mostra più politica della storia di Palazzo Strozzi? Il direttore generale Arturo Galansino lascia ai visitatori il giudizio: «Non lo so, si tratta di una mostra storica con contenuti politici; vediamo come verrà interpretata dal pubblico». Ma un fatto è certo: a un anno di distanza dall’inaugurazione di American Art 1961-2001 in programma la prossima primavera Galansino coglie l’occasione del caso Floyd a Minneapolis per porre l’accento su quella che definisce la sezione da lui «preferita» della prossima mostra della Fondazione: quella sui diritti civili e del
power» incarnato tra i tanti dall’eclettico Kerry James Marshall, l’artista di fumetto, video, pittura astratta e figurativa, che negli anni della contestazione di Martin Luther King è stato uno dei volti principali.
Accanto a lui vedremo opere di altri artisti afroamericani come Glenn Ligon, Gary Simmons e Kara Walker, quest’ultima attualmente oggetto di una retrospettiva alla Tate di Londra. «Questa mostra non è tra quelle che abbiamo dovuto rimandare a causa dell’epidemia e l’abbiamo pensata tre anni fa — spiega Galansino — Temi come il razziSarà la diversità e la lotta per i diritti erano già centrali in questa mostra prima del caso Floyd». Palazzo Strozzi infatti «da sempre parla dei temi chiave del presente, come accaduto con Tomas Saraceno su sostenibilità e problemi sociali e ambientali che la pandemia ha richiamato. Vogliamo essere interpreti del presente attraverso l’arte contemporanea, come quando nel 2016 con Ai Weiwei abbiamo parlato di immigrazione: le nostre mostre non sono mai solo un’esperienza estetica». American Art 1961-2001 racconterà mezzo secolo d’America attraverso l’arte da Kenne«black dy alle Torri Gemelle di cui nel 2021 cadrà il ventennale. Attraverso 100 opere. «Ora forse è ancora più importante — aggiunge — non perché sia stata profetica ma perché gli eventi di Minneapolis ci danno un’occasione in più per parlare di arte e dei problemi del presente». La presa di posizione di Galansino è netta fin dal titolo del suo intervento sul sito della Fondazione Palazzo Strozzi: We Shall Overcome. Che è anche il titolo di una famosissima canzone di protesta di Pete Seger, ripresa da Marshall per uno dei suoi cartelli d’arte, simbolo sopra tanti altri dell’Amerismo,
❞ Gli eventi di Minneapolis ci danno un’occasione in più per parlare di arte e dei problemi del presente
ca che si batte per l’uguaglianza e contro il razzismo. «Questa sezione mi è particolarmente cara ed è una delle più forti di tutta l’esposizione mettendo in connessione la storia contemporanea con l’arte contemporanea. Per parlare al nostro pubblico di temi che ci interessano affrontare. È la sezione più politica e la mia preferita».