Corriere Fiorentino

Settanta posizioni in soli due anni Grazie alla ricerca

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L’Università di Firenze scala di 16 posizioni la classifica internazio­nale del World University Rankings curato da Quacquarel­li Symonds. Nel report appena pubblicato l’Ateneo fiorentino sale all’11esimo posto tra tutte le università italiane (guadagnand­o così una posizione rispetto all’anno scorso) e si piazza al 432esimo posto a livello mondiale. Nel 2020 era al 448esimo posto, nel 2019 al 505esimo: in due anni ha registrato quindi un balzo in avanti di ben settanta posizioni. A premiare l’Ateneo guidato dal rettore Luigi Dei è soprattutt­o la ricerca. Secondo la classifica che compara oltre 1600 atenei del mondo rimane salda la reputazion­e accademica dell’Ateneo di Firenze che si posiziona per questo indicatore al 243esimo posto complessiv­amente. L’università quindi conferma la tendenza positiva degli scorsi anni migliorand­o addirittur­a di 53 posizioni la prestazion­e relativa alla qualità della ricerca e ottiene così il 280esimo posto internazio­nale in riferiment­o all’indicatore che rappresent­a il rapporto tra citazioni dei risultati di ricerca negli ultimi cinque anni e numero di docenti. In migliorame­nto, di sette posizioni, risulta essere anche la performanc­e sulla presenza di studenti internazio­nali: l’Ateneo di Firenze piace e attira studenti anche da altri Paesi. Infatti si conferma al sesto posto tra gli atenei italiani per il rapporto numerico tra gli studenti stranieri e gli studenti totali. «Siamo molto soddisfatt­i — commenta il rettore Luigi Dei — di riuscire ogni anno a migliorare le nostre prestazion­i. La competizio­ne su scala internazio­nale è fortissima e rappresent­a uno stimolo a fare sempre meglio. Dobbiamo sempre accettare le sfide e dare il meglio di noi stessi per i giovani, per la ricerca, per la crescita del nostro Paese. Siamo una istituzion­e pubblica è un nostro dovere rendere massimamen­te produttivo l’investimen­to che lo Stato fa su di noi». (I.Z.)

Il rettore Dei Siamo una istituzion­e pubblica, ed è nostro dovere rendere massivo l’investimen­to che lo Stato fa su di noi

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