Corriere Fiorentino

«Un nuovo Franchi? Si può e senza demolire troppo: vi spieghiamo come si fa»

Parlano gli architetti dello Juventus Stadium e del restyling del Dall’Ara

- Di Marzio Fatucchi

Gino Zavanella, fondatore di Gau Arena, è uno degli architetti più esperti in costruzion­e e ristruttur­azione di stadi al mondo (suo il progetto dello Juventus Stadium e del Dall’Ara di Bologna). Anche lui ha «rimodellat­o, con la sua grande esperienza» il progetto di restyling del Franchi proposto dal collega fiorentino Fulvio Giraldi. Assieme, lanciano un appello: «Ristruttur­iamo il Franchi, resti la casa della Fiorentina, altrimenti farà la fine del Flaminio. Ci vorrà tempo perché i tifosi tornino negli impianti: sfruttiamo questo tempo per trovare soluzioni moderne, compatibil­i con il rispetto dei vincoli. Ma partiamo dal Franchi, potrebbe essere un simbolo».

Zavanella e Giraldi, voi dite: il Franchi non è solo un problema fiorentino.

Zavanella: «No: in Italia abbiamo un parco stadi abbastanza vecchiotto, molti sono dell’epoca fascista. Per i mondiali ‘90 gli interventi fatti sono stati un’esperienza quasi disastrosa, tanto che alcuni, come Torino, sono stati abbattuti. Sono inadatti al gioco del calcio moderno, sono strutture obsolete, superate. Gli stadi nuovi, dall’Udinese alla Juventus, danno una marcia in più alle squadre. L’altro tema importante è la burocrazia che ci avvolge. In altri Paesi quando si decide una cosa si fa in tempi umani, noi li abbiamo biblici. Per lo Juventus stadium, deciso quando era vivo l’avvocato Gianni Agnelli, abbiamo impiegato 7 anni per arrivare in fondo».

Si parla di una nuova legge per semplifica­re gli interventi sugli stadi vincolati: sarà utile?

Z.: «Sì. Io ora seguo il Dall’Ara

di Bologna: anche lì, pure se siamo tutti d’accordo, i mesi passano. È cominciato solo adesso l’iter approvativ­o».

Il punto è che alcuni di questi stadi sono nei manuali di architettu­ra, a partire dal Franchi. Come trovare equilibrio tra la conservazi­one e il mantenimen­to della loro funzione calcistica?

Z.: «Il sistema che abbiamo adottato a Bologna, d’intesa con la soprintend­enza, è stato decidere cosa vale la pena salvare, capire l’anima e il messaggio dello stadio alla città. Ci sono cose che vanno salvate: la torre, il muro di mattoni con le aperture ad arco (un simbolo dell’architettu­ra degli anni ‘20). Il salone e la statua con la «vittoria alata», il cuore dello stadio. Il progettist­a non può solo conservare, ma deve valorizzar­e il messaggio entrato nella memoria collettiva. Altrimenti, faremo uno stadio degli anni ’20: un impianto con il pubblico lontano dal campo oggi è impensabil­e, servono servizi per mantenere il pubblico più dei 90 minuti della partita. In nord Europa negli stadi ci si sta fino a 6 ore…».

Giraldi: «Per il Franchi, nel progetto che abbiamo mostrato e pensato anche grazie a Gino, è stato relativame­nte facile mantenere la struttura e trasformar­lo in uno stadio contempora­neo. Se lo riportiamo alla forma originale degli anni ‘30, togliendo le aggiunte degli anni 90’, è facile ricollocar­e spazi utilizzabi­li tra le vecchie curve e i nuovi spalti dritti, portati a 7 metri dal campo. Si può con quegli spazi far vivere il Franchi 365 giorni all’anno. Il progetto che abbiamo proposto prevede 44 mila posti coperti e 50 mila metri quadri di servizi».

Ma c’è la soprintend­enza. A norme non variate, le curve non si possono toccare…

Z.: «Anche Bologna era vincolato ma poi le strade si sono aperte».

G.: «L’unica cosa che verrebbe tolta dalle curve attuali sarebbero i cordoli in cemento, tutta la struttura rimarrebbe intatta. Non si demolisce quasi niente, a vincoli attuali è possibile farlo».

Rocco Commisso, che ha affidato il progetto a Marco Casamonti, proponeva di buttare giù le curve perché voleva più spazi per le attività accessorie.

G.: «Io credo che si possano avere 50 mila metri quadri per queste attività e che la Fiorentina mi pare ne chieda meno. Il Franchi è a Campo di Marte, un’area, unica nel padurante norama europeo, 400 mila metri quadri dedicata allo sport, dove si potrebbero ottenere moltissimi vantaggi anche per spazi costruibil­i esterni allo stadio. Dai parcheggi sotterrane­i ad altro».

Z.: «Lo stadio deve essere uno spazio sicuro, che si svuoti in 5-7 minuti, con uscite di sicurezza da poter raggiunger­e in massimo settanta metri. I posti devono essere comodi, lo stadio deve essere utilizzabi­le nel match day e la settimana. In tutto il mondo è così. Fulvio ha ragione: si tratta di studiare le soluzioni, non esiste un progetto preconfezi­onato valido per tutti, se parliamo di stadi che hanno storia e sono vincolati».

Pure agli Uffizi si è “tagliata” la struttura per collocare gli ascensori, essenziali per un museo moderno ed è un obbligo di legge…. Non si capisce perché non si possa intervenir­e in un’opera in cemento armato degli anni ’30.

Z.: «Esattament­e: per questo credo sia possibile ristruttur­are il Franchie dargli una sua dignità e modernità».

G.: «Si può lavorare sui vincoli della soprintend­enza per ottenere dei risultati».

E se ci fosse la «legge stadi» che semplifica (e limita i vincoli)…

G.: «È ovvio che potendo buttare giù e ricostruir­e, tutto può diventare più facile. Ma si possono trovare soluzioni anche oggi. È una strada praticabil­e e rapida. Non è tanto un problema di vincoli ma di procedure: anche se non ci fossero più vincoli, le procedure sono lente».

Burocrazia che vale anche per gli stadi costruiti ex novo, come a Campi…

G.: «Eh sì: ci sono tanti enti che devono dare risposte, opinioni...».

Z.: «Io credo che la memoria storica e culturale di Firenze sia importante: Nervi è un ingegnere-architetto che ha lasciato il segno ma era uno struttural­ista, è la struttura che va salvata. Si può fare in modo chirurgico e salvando quello che culturalme­nte è necessario, d’accordo con la soprintend­enza, per lasciare uno stadio moderno che salvi la memoria di quel passato».

Anche perché senza partite il Franchi diventa come il Flaminio, abbandonat­o.

Z.: «Esatto. E sarebbe un vero peccato».

G.: «Dobbiamo trasformar­e un problema in opportunit­à. Le soluzioni ci sono anche senza demolire parti del Franchi. E visto che si possono mettere gli ascensori agli Uffizi…».

❞ Se si sono toccati i soffitti degli Uffizi per un’ascensore, perché non farlo con lo stadio

 ?? ?? Il progetto di Zavanella e Giraldi per la ristruttur­azione del Franchi
Il progetto di Zavanella e Giraldi per la ristruttur­azione del Franchi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy