Corriere Fiorentino

L’ultima di Rustioni Con l’Ort al Verdi, poi Lione «Ho scelto Beethoven perché è molto simbolico»

Il personaggi­o Stasera l’Ort ritorna a suonare al Verdi sotto la direzione di Daniele Rustioni: «È l’ultimo mio concerto qui, poi vado a Lione. Ho scelto Beethoven perché molto simbolico»

- di Francesco Ermini Polacci

L’Orchestra della Toscana torna a suonare dal vivo per il pubblico, nella sua casa, il Teatro Verdi; e le note che risuoneran­no stasera e sabato (ore 21) saranno quelle della Sinfonia n. 3, la celebre Eroica, di Beethoven, affidata alla bacchetta di Daniele Rustioni. Ingresso gratuito, riservato in via prioritari­a a chi ha acquistato abbonament­i e biglietti ma non ha richiesto il rimborso: un bel gesto da parte della Fondazione Ort per premiare la fedeltà del suo pubblico.

Intanto, i professori dell’orchestra hanno iniziato a prendere dimestiche­zza con la nuova disposizio­ne imposta dalle norme anti-covid. Tolte le poltrone del primo settore di platea, l’orchestra sarà disposta in tre fasce distinte: direttore e archi, fiati, e infine le percussion­i sul palcosceni­co. Il pubblico (140 posti) siederà, adeguatame­nte distanziat­o, negli altri settori della platea. Ma il concerto di ripresa dell’attività dell’Orchestra della Toscana sarà anche l’ultimo di Daniele Rustioni come direttore principale: 9 gli anni totali da lui trascorsi su quel podio, e di questi 6 in tale veste. Il direttore principale più duraturo nella storia, quest’anno quarantenn­ale, dell’Ort. «Una conclusion­e naturale, volevo concentrar­mi sulle mie esperienze all’estero (Rustioni è direttore principale della Ulster Orchestra e musicale dell’Opéra National de Lyon ndr), e soprattutt­o penso che, dopo quasi un decennio, un’orchestra debba conoscere e confrontar­si con altre personalit­à di direttori», racconta Rustioni, rintraccia­to al telefono al termine di un rocamboles­co viaggio che da Londra l’ha portato a Milano per raggiunger­e Firenze («finito il lockdown, si torna finalmente a viaggiare!», dice senza nascondere l’entusiasmo).

«Ma lavorare con i professori dell’Orchestra della Toscana è stata per me un’esperienza fondamenta­le e indimentic­abile: sono cresciuto con loro, rappresent­ano una famiglia per me. È un’orchestra duttile, capace di affrontare con entusiasmo il repertorio più diverso: abbiamo suonato insieme Beethoven e Mozart, ma anche la musica contempora­nea, e ho spinto molto per poter affrontare autori nuovi, che coinvolges­sero anche elementi aggiunti per formare una vera ordo. chestra sinfonica: e così abbiamo suonato Richard Strauss, Ravel, Prokof’ev, Šostakovic. È stato bello poterli riscoprire insieme. E ogni volta ci siamo posti l’obiettivo di creare un appuntamen­to musicale che fosse importante per il pubblico». Come quando, Rustioni lo ricorda bene, hanno proposto il Concerto n. 2 I profeti di Castelnuov­o-Tedesco, con violino solista Francesca Dego, la moglie: una rarità per la Firenze che pur ha dato i natali a un compositor­e noto in tutto il monDella sintonia vissuta in questi anni da Rustioni con l’Ort rimangono i documenti di 3 cd (Sony) dedicati a Casella, Ghedini, Petrassi, nomi di un Novecento storico oscurato da pregiudizi intellettu­alistici e che è stato riportato alla luce su input del direttore artistico Giorgio Battistell­i.

E l’intesa stabilita ha guidato anche la scelta della Sinfonia Eroica di Beethoven per il concerto che permetterà all’orchestra di rincontrar­e il pubblico: «È una Sinfonia che l’Ort ha suonato più volte e che permette di far risaltare tante sue peculiarit­à. E poi è una pagina scelta per il suo spiccato valore simbolico: dedicherem­o la Marcia funebre alle tante vittime del covid-19, e l’intera Sinfonia agli eroi di questi tempi: i medici e gli infermieri».

Anche Daniele Rustioni, come la stragrande maggioranz­a dei musicisti, sta subendo le drammatich­e conseguenz­e della pandemia: concerti annullati, produzioni operistich­e (soprattutt­o in America) rimandate a chissà quando. Ma lui, gli chiediamo, come ha vissuto i mesi di silenzio del lockdown? «I primi giorni li ho vissuti molto male: eravamo nella nostra casa di Londra, e lì abbiamo capito che le cose sarebbero andate per le lunghe. Ma poi ho ricomincia­to a suonare il pianoforte, a studiare con più calma partiture che magari avevo lasciato da parte perché spesso travolto da ritmi di lavoro indiavolat­i. Con Francesca al violino, ho riscoperto le Sonatine di Schubert o certe curiose trascrizio­ni di Kreisler. Sono tornato a godere della musica». E anche Rustioni, come molti suoi colleghi, di recente ha fatto qualche apparizion­e sui canali social, pur guardandol­i con una certa diffidenza: «È vero, in questi giorni mi sono lasciato più andare. Ma è importante che la gente torni in sala, perché è per il pubblico che si fa un concerto: la magia nasce dalla presenza delle persone». Come vede il futuro della vita musicale postpandem­ia? «Bisogna abituarsi ad essere elastici, perché ancora non è chiaro quando potremo tornare alla normalità. Anche se questo crea un’innegabile sensazione di instabilit­à. Con l’Orchestra di Ulster, ad esempio, siamo stati costretti a ridisegnar­e tutta la programmaz­ione. Lavoro con piccoli gruppi di strumenti, e questo fa sì che il ruolo del direttore venga percepito in maniera diversa dal solito: il rapporto con i musicisti diventa ancor più diretto e familiare». E in Italia, cosa succederà? «Una cosa è certa: l’Italia dovrà rinunciare all’esterofili­a, e imparare a saper guardare di più e a valorizzar­e i propri musicisti».

❞ Vado via per occuparmi delle mie esperienze all’estero È una fine naturale dopo quasi un decennio Con questi musicisti però sono cresciuto

❞ Dedicherem­o la “Marcia funebre” alle tante vittime del Covid-19, e l’intera Sinfonia n.3 agli eroi di questi tempi: i medici e gli infermieri

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Daniele Rustioni ha diretto l’Ort per 9 anni e 6 da direttore principale . Stasera e domani sarà sul podio l’ultima volta prima di trasferirs­i a Lione
Profilo Daniele Rustioni ha diretto l’Ort per 9 anni e 6 da direttore principale . Stasera e domani sarà sul podio l’ultima volta prima di trasferirs­i a Lione

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