L’ultima di Rustioni Con l’Ort al Verdi, poi Lione «Ho scelto Beethoven perché è molto simbolico»
Il personaggio Stasera l’Ort ritorna a suonare al Verdi sotto la direzione di Daniele Rustioni: «È l’ultimo mio concerto qui, poi vado a Lione. Ho scelto Beethoven perché molto simbolico»
L’Orchestra della Toscana torna a suonare dal vivo per il pubblico, nella sua casa, il Teatro Verdi; e le note che risuoneranno stasera e sabato (ore 21) saranno quelle della Sinfonia n. 3, la celebre Eroica, di Beethoven, affidata alla bacchetta di Daniele Rustioni. Ingresso gratuito, riservato in via prioritaria a chi ha acquistato abbonamenti e biglietti ma non ha richiesto il rimborso: un bel gesto da parte della Fondazione Ort per premiare la fedeltà del suo pubblico.
Intanto, i professori dell’orchestra hanno iniziato a prendere dimestichezza con la nuova disposizione imposta dalle norme anti-covid. Tolte le poltrone del primo settore di platea, l’orchestra sarà disposta in tre fasce distinte: direttore e archi, fiati, e infine le percussioni sul palcoscenico. Il pubblico (140 posti) siederà, adeguatamente distanziato, negli altri settori della platea. Ma il concerto di ripresa dell’attività dell’Orchestra della Toscana sarà anche l’ultimo di Daniele Rustioni come direttore principale: 9 gli anni totali da lui trascorsi su quel podio, e di questi 6 in tale veste. Il direttore principale più duraturo nella storia, quest’anno quarantennale, dell’Ort. «Una conclusione naturale, volevo concentrarmi sulle mie esperienze all’estero (Rustioni è direttore principale della Ulster Orchestra e musicale dell’Opéra National de Lyon ndr), e soprattutto penso che, dopo quasi un decennio, un’orchestra debba conoscere e confrontarsi con altre personalità di direttori», racconta Rustioni, rintracciato al telefono al termine di un rocambolesco viaggio che da Londra l’ha portato a Milano per raggiungere Firenze («finito il lockdown, si torna finalmente a viaggiare!», dice senza nascondere l’entusiasmo).
«Ma lavorare con i professori dell’Orchestra della Toscana è stata per me un’esperienza fondamentale e indimenticabile: sono cresciuto con loro, rappresentano una famiglia per me. È un’orchestra duttile, capace di affrontare con entusiasmo il repertorio più diverso: abbiamo suonato insieme Beethoven e Mozart, ma anche la musica contemporanea, e ho spinto molto per poter affrontare autori nuovi, che coinvolgessero anche elementi aggiunti per formare una vera ordo. chestra sinfonica: e così abbiamo suonato Richard Strauss, Ravel, Prokof’ev, Šostakovic. È stato bello poterli riscoprire insieme. E ogni volta ci siamo posti l’obiettivo di creare un appuntamento musicale che fosse importante per il pubblico». Come quando, Rustioni lo ricorda bene, hanno proposto il Concerto n. 2 I profeti di Castelnuovo-Tedesco, con violino solista Francesca Dego, la moglie: una rarità per la Firenze che pur ha dato i natali a un compositore noto in tutto il monDella sintonia vissuta in questi anni da Rustioni con l’Ort rimangono i documenti di 3 cd (Sony) dedicati a Casella, Ghedini, Petrassi, nomi di un Novecento storico oscurato da pregiudizi intellettualistici e che è stato riportato alla luce su input del direttore artistico Giorgio Battistelli.
E l’intesa stabilita ha guidato anche la scelta della Sinfonia Eroica di Beethoven per il concerto che permetterà all’orchestra di rincontrare il pubblico: «È una Sinfonia che l’Ort ha suonato più volte e che permette di far risaltare tante sue peculiarità. E poi è una pagina scelta per il suo spiccato valore simbolico: dedicheremo la Marcia funebre alle tante vittime del covid-19, e l’intera Sinfonia agli eroi di questi tempi: i medici e gli infermieri».
Anche Daniele Rustioni, come la stragrande maggioranza dei musicisti, sta subendo le drammatiche conseguenze della pandemia: concerti annullati, produzioni operistiche (soprattutto in America) rimandate a chissà quando. Ma lui, gli chiediamo, come ha vissuto i mesi di silenzio del lockdown? «I primi giorni li ho vissuti molto male: eravamo nella nostra casa di Londra, e lì abbiamo capito che le cose sarebbero andate per le lunghe. Ma poi ho ricominciato a suonare il pianoforte, a studiare con più calma partiture che magari avevo lasciato da parte perché spesso travolto da ritmi di lavoro indiavolati. Con Francesca al violino, ho riscoperto le Sonatine di Schubert o certe curiose trascrizioni di Kreisler. Sono tornato a godere della musica». E anche Rustioni, come molti suoi colleghi, di recente ha fatto qualche apparizione sui canali social, pur guardandoli con una certa diffidenza: «È vero, in questi giorni mi sono lasciato più andare. Ma è importante che la gente torni in sala, perché è per il pubblico che si fa un concerto: la magia nasce dalla presenza delle persone». Come vede il futuro della vita musicale postpandemia? «Bisogna abituarsi ad essere elastici, perché ancora non è chiaro quando potremo tornare alla normalità. Anche se questo crea un’innegabile sensazione di instabilità. Con l’Orchestra di Ulster, ad esempio, siamo stati costretti a ridisegnare tutta la programmazione. Lavoro con piccoli gruppi di strumenti, e questo fa sì che il ruolo del direttore venga percepito in maniera diversa dal solito: il rapporto con i musicisti diventa ancor più diretto e familiare». E in Italia, cosa succederà? «Una cosa è certa: l’Italia dovrà rinunciare all’esterofilia, e imparare a saper guardare di più e a valorizzare i propri musicisti».
❞ Vado via per occuparmi delle mie esperienze all’estero È una fine naturale dopo quasi un decennio Con questi musicisti però sono cresciuto
❞ Dedicheremo la “Marcia funebre” alle tante vittime del Covid-19, e l’intera Sinfonia n.3 agli eroi di questi tempi: i medici e gli infermieri