Scontro con il Csm
Ricorso di Viola e Creazzo sulla nomina di Prestipino a Roma: «Fu illegittima»
Ancora una volta la Procura di Roma spacca la magistratura. Appena pochi mesi fa il Csm aveva nominato Michele Prestipino Giarritta alla guida dei pm romani, superando il caso Palamara che aveva incrinato l’immagine delle toghe. E ora il procuratore generale della Corte d’appello Marcello Viola e quello della Repubblica di Firenze Giuseppe Creazzo presentano ricorso al Tar Lazio contro la scelta del Consiglio superiore della Magistratura.
L’antefatto. I due magistrati erano nella rosa dei candidati per quel prestigioso incarico. Ma nel febbraio scorso, il nome di Prestipino era spuntato a sorpresa. Non era presente nella prima selezione dei candidati. E nessuna delle correnti della magistratura aveva puntato su di lui: non «Area» che aveva appoggiato il procuratore di Palermo Franco Lo Voi, non «Autonomia e Indipendenza», il gruppo di Davigo, che aveva sostenuto il procuratore generale di Firenze Marcello Viola. Eppure, Prestipino, per anni aggiunto di Pignatone a Reggio Calabria e infine a Roma, senza mai rivestire un incarico direttivo, lo scorso 4 marzo era stato nominato al vertice della Procura capitolina, lasciando indietro Creazzo e Lo Voi.
Adesso proprio lo scarno curriculum di Prestipino Giarritta è al centro del ricorso del Procuratore di Firenze, che dal 2009 al 2014 è stato alla guida dei pm di Palmi, in Calabria. Con la nomina di Prestipino l’organo di autogoverno dei magistrati avrebbe violato il Testo unico della dirigenza, scegliendo il candidato con meno titoli. Anche il procuratore generale Marcello Viola ha impugnato quella nomina ritenendola illegittima. Lui è finito, suo malgrado, nelle trame di Palamara, ma poi è uscito di scena delle nomine.
«Il Csm — sostengono gli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia — da un lato ha ammesso come fosse acclarato il mancato coinvolgimento di Viola rispetto al procedimento di Perugia e fosse parte offesa rispetto alle macchinazioni o aspirazioni di altri. Ma dall’altro — aggiungono – ha illegittimamente revocato l’originaria proposta a favore del procuratore generale, senza alcuna motivazione idonea. Non solo. Non ha espresso una nuova proposta per Viola». In questo modo, secondo i legali, il Csm ha «valorizzato il radicamento territoriale di Prestipino Giarritta e la conoscenza del contesto della Procura di Roma». E ha tralasciato di valutare i numerosi titoli e le importanti esperienze vantate dal Pg di Firenze, che, prima di approdare nel capoluogo toscano è stato Procuratore della repubblica a Trapani, «un territorio con una radicata presenza di complesse strutture criminali di tipo mafioso» ed è stato componente della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e giudice per le indagini preliminari.
Prestipino Giarritta — precisano i legali nel ricorso — «ha invece svolto solo funzioni semidirettive: procuratore aggiunto a Reggio Calabria e poi a Roma, dove è stato reggente dopo il pensionamento del procuratore Pignatone fino al marzo scorso»: per questo il Csm non avrebbe svolto un giudizio di comparazione tra i curricula dei magistrati. Ora l’ultima parola passa al Tar Lazio. Toccherà nei prossimi mesi ai giudici amministrativi decidere chi dovrà guidare la procura di Roma.