Tavolini, basta richieste (dove ci sono posti auto)
Negli scatti di cinque notti e cinque giorni c’è il racconto della fase più calda dell’epidemia
Stop ai tavolini all’aperto dei ristoranti se occupano posti auto. Lo ha deciso Palazzo Vecchio. Già 700 le domande arrivate.
«C’è una parte che richiama la pazienza». Massimo Sestini indica una foto, poi un’altra. «E una parte che trasuda adrenalina». Il dito si sposta in direzione diversa. «È strano a pensarci — prosegue il fotoreporter fiorentino — eppure una alimenta l’altra, anche se teoricamente dovrebbero annullarsi: la pazienza per un infermiere è serbatoio fondamentale per arrivare al massimo dell’adrenalina». Eccola qui, spiegata con due parole, la mostra fotografica inaugurata ieri all’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova «Indispensabili infermieri».
Cinque giorni e cinque notti in cui Sestini ha documentato la fase più calda della pandemia, per celebrare lo sforzo e la passione di una professione diventata di trincea negli ultimi mesi. In pochi potranno vederla nel corridoio che si affaccia sul Chiostro della Magnolia del più antico ospedale del mondo che proprio ieri ha compiuto 732 anni di ininterrotta attività — per ragioni di limiti strutturali all’affluenza in tempo di epidemia — fino a fine dicembre. Per tutti gli altri c’è la versione multimediale nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, fino al 5 luglio, in coproduzione con Comune e Muse. Attraverso gli occhi degli infermieri, ma anche attraverso gli strumenti chirurgici, i lettini, la tensione, i movimenti, il fotoreporter propone un nuovo modo di osservare e rileggere il coronavirus. «E di guardare nei volti — racconta — oltre la mascherina».
Senza retorica ma con grande partecipazione emotiva, sono 34 le immagini che raccontano gli sforzi di chi lavora nell’ospedale fondato da Folco
Portinari, il banchiere padre della dantesca Beatrice, ma che «intendono rappresentare tutti gli infermieri italiani che hanno dato tutto per battere il Covid», precisa Giancarlo Landini, presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus. Per il mondo infermieristico c’è anche un altro anniversario importante: i 200 anni esatti dalla nascita di Florence Nightingale, colei che ha «inventato» questa professione. E a proposito dei tempi di Folco Portinari in mostra troviamo anche loro, le Oblate, le prime suore-infermiere della storia, che affiancarono il banchiere in questa prima avventura sanitaria medievale. Da sette secoli non hanno mai lasciato il loro posto accanto ai malati. «Andavano immortalate e ringraziate. Ho scoperto che tante cose qui dentro non sono ciò che sembrano — prosegue Sestini riferendosi al lavoro quotidiano degli infermieri — Scopri sensazioni inattese, la forza di non arrendersi mai, ti fanno vedere il bicchiere sempre mezzo pieno». È la celebrazione di un mestiere, oltre che di singole persone. «Un mestiere che è la parte più nobile del nostro mondo — spiega Landini — e che attraverso queste foto racconta bene cosa sia stato il tempo del coronavirus, a cui nessuno ci aveva preparati: grazie a quel senso di umanità oltre la professionalità che forse farebbe bene a pervadere anche altri aspetti della nostra società. Sono immagini che toccano tutti”. All’inaugurazione ha partecipato anche il direttore del dipartimento infermieristico della Asl, Paolo Zoppi. Felice di vedere «una passione raccontata con passione» e una serie di «mani e sguardi che trasmettono empatia e vicinanza, consapevoli di aver dato il massimo».
Due le sezioni: da una parte il reportage con dentro tutta la quotidianità dell’emergenza sanitaria, dall’altra 15 ritratti in sala di posa e due gruppi di infermiere e infermieri con la faccia coperta dalla mascherina. «La mostra è stata «organizzata in soli dieci giorni» sottolinea soddisfatto l’assessore alla cultura di Palazzo Vecchio, Tommaso Sacchi. E in emergenza. «Vedo facce affaticate — commenta — Volti appassionati che danno i brividi».